indiscipline - rivista di scienze sociali http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline <p class="p1">La rivista vuole essere espressione di <em>libertà scientifica</em>. Libertà da cosa? In prima battuta dai processi di valutazione, anche se non dalla valutazione in quanto tale, in primo luogo quella dei nostri lettori. Il gruppo di coordinamento e, se necessario, quello dei collaboratori si incaricheranno di valutare i materiali raccolti. Intenzionalmente, non ci siamo dati comitato scientifico ed editoriale. <span class="s1">Il nome sottolinea l’intenzione di uscire dai reticoli organizzativi divenuti tipici delle riviste accademiche e dalle metodologie della loro classificazione, che spesso rendono complicate le procedure e periferico il ruolo delle redazioni e dei consigli scientifici. </span>Speriamo di fare un buon lavoro, onesto, intelligente e anche un po’ provocatorio. Ma, detto in estrema sintesi, non ci interessa la logica corrente dell’eccellenza.<span class="Apple-converted-space"> </span></p> <p class="p2">In secondo luogo, <em>libertà dai confini disciplinari</em>. La nostra è una rivista semestrale <em>open access </em>di scienze sociali: il concetto è sufficientemente chiaro da non richiedere, per lo meno in un editoriale, dotte disquisizioni. Saremo ben felici di recensire lavori interdisciplinari, che si muovono ai confini dei saperi; lavori diversamente orientati – dal punto di vista degli approcci e dei paradigmi scientifici e culturali – che affrontano i medesimi problemi; oppure, più semplicemente, lavori disciplinari che portano contributi importanti alla conoscenza della realtà sociale.<span class="Apple-converted-space"> </span></p> Morlacchi Editore it-IT indiscipline - rivista di scienze sociali 2784-8272 <p>&lt;a rel="license" href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/"&gt;&lt;img alt="Licenza Creative Commons" style="border-width:0" src="https://i.creativecommons.org/l/by-nc/4.0/88x31.png" /&gt;&lt;/a&gt;&lt;br /&gt;Quest'opera è distribuita con Licenza &lt;a rel="license" href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/"&gt;Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale&lt;/a&gt;.</p> Quale futuro per la società digitale? http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/532 <p class="p1">Perché il simbolo della contemporaneità non è più la nottola di Minerva, ma la donnola, l’avido e insidioso animaletto intrufolatosi alcuni anni fa nel CERN di Ginevra, è la domanda che Paolo Benanti, teologo, docente presso la Pontificia Università Gregoriana e presidente del Comitato Etico, pone per capire l’evoluzione della società di Internet. Il sogno di Internet come spazio universale di libera comunicazione e di incontro fra culture si è progressivamente offuscato con l’emergere della società delle piattaforme e con il prevalere di un modello di tecnocrazia digitale. Se la costruzione della torre di Babele rappresenta il simbolo di un mondo potenzialmente unificato nella diversità delle sue culture, il crollo di Babele esprime la fine di quella utopia. Il libro segue un approccio sapienziale che coniuga aspetti conoscitivi ed etici. Il volume è diviso in due parti che rispettivamente riguardano il sogno di Babele e il crollo di Babele. Inoltre, è dotato di un robusto e documentato apparato di note che dimostrano la solida formazione scientifica, umanistica e teologica dell’autore.</p> Mariella Berra Copyright (c) 2025 Mariella Berra https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 221 226 Decostruire le narrazioni: tra storia e impegno civile http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/533 <p class="p1"><span class="s1">Il libro di Arturo Marzano, professore di Storia e istituzioni dell’Asia all’università di Pisa, è parte della collana <em>Fact Checking: la Storia alla prova dei fatti</em> e punta a valutare, con gli strumenti della storiografia e delle scienze sociali, le narrazioni consolidate delle diverse parti in campo in Israele e Palestina. I dieci capitoli affrontano e decostruiscono gli argomenti ricorrenti e non sempre adamantini delle due parti, a partire dall’idea della Palestina come terra vuota e desolata (capitolo primo) passando per l’equazione sionismo come nuovo nazismo (capitolo sesto) e chiudendo con l’odio atavico che dividerebbe le due comunità che si affrontano nel piccolo territorio affacciato sul Mare Mediterraneo (capitolo decimo).</span></p> Paolo Di Motoli Copyright (c) 2025 Paolo Di Motoli https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 227 231 Let’s Escape Capitalism Together http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/534 <p class="p1">“This book, being about work, is, by its very nature, about violence” (p. 31), says Amelia Horgan, a PhD student at the University of Essex, quoting Studs Terkel. In her book <em>Lost in Work: Escaping Capitalism</em>, Horgan reveals the violence and illusions underpinning work under capitalism, offering a portrait of it in three parts. The first part is dedicated to defining what work truly is, its origins, and the myths surrounding it; the second examines the problems this work creates on an individual and social level; finally, the third explores possible strategies to counter the capitalist work system, with references to the past and visions for the future.</p> Marco Fornasaro Copyright (c) 2025 Marco Fornasaro https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 232 236 Critica della valutazione neoliberale http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/535 <p class="p1">È ormai piuttosto corposa la letteratura che, da almeno un decennio, affronta in chiave critica e da prospettive disciplinari differenti il tema della valutazione. Segno evidente della accresciuta consapevolezza della pervasività e della rilevanza che essa ha assunto in diversi ambiti – dalla formazione al lavoro, dalla giustizia alla sanità –, quale dispositivo apparentemente depoliticizzato di governo dei viventi, che agisce con l’obiettivo di disciplinarne le condotte.</p> Diego Giannone Copyright (c) 2025 Diego Giannone https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 Memorie della guerra http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/536 <p class="p1">I racconti che Alessandro Cavalli raccoglie e introduce in questo volume presentano una varietà di voci e sensibilità che offrono uno sguardo, intimo e storico insieme, su un’epoca di conflitti, di fratture e di trasformazioni sociali profonde. Si tratta di ventitré racconti che riguardano la Seconda guerra mondiale, ai quali si aggiunge un racconto (23+1 si legge infatti nel titolo del volume) riferito alla Prima guerra mondiale, ricavato, ovviamente, non da una testimonianza diretta, ma da un manoscritto inedito che riporta “in chiave di continuità storica, un ricordo che si riferisce alla generazione dei nostri padri” (p. 17). I racconti sono anonimi, ma, come è esplicitamente dichiarato nell’<em>Introduzione</em>, molti di coloro che li hanno scritti, o che si sono lasciati intervistare, corrispondono a nomi noti delle scienze sociali, come Laura Balbo, Lucio Levi, Alberto Martinelli, Roberto Moscati, Marina Piazza, Silvia Vegetti Finzi. Come Cavalli precisa nell’introduzione, non si tratta di una ricerca metodologicamente impostata ma, possiamo dire, di una sorta di risposta all’urgenza che si avverte oggi di sottolineare il valore della memoria: “Non ho fatto una ricerca, non ho usato i ferri del mestiere (campioni rappresentativi, questionari, statistiche, ecc.), ho solo voluto raccontare delle testimonianze, per sollevare il problema della memoria della guerra in una società pacificata” (p. 16).</p> Teresa Grande Copyright (c) 2025 Teresa Grande https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 242 246 Cura, giustizia, riconoscimento: il servizio sociale in chiave anti-oppressiva http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/537 <p class="p1"><em>Fondamenti del servizio sociale anti-oppressivo</em> di Mara Sanfelici (Carocci 2024) prende le mosse da una questione decisiva: definire il servizio sociale significa anche chiarirne i confini epistemologici, i risvolti metodologici e la relativa funzione nella società. Ogni definizione, sostiene l’autrice, implica una visione del mondo, una idea di giustizia sociale e un preciso ruolo per il servizio sociale, sia come disciplina sia come professione. Sanfelici prende parte, nel solco della tradizione critica, femminista e relazionale, sostenendo la necessità di un servizio sociale capace di riconoscere il proprio posizionamento, di leggere le dinamiche oppressive e di agire per trasformare i rapporti sociali che le alimentano.</p> Luca Pavani Copyright (c) 2025 Luca Pavani https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 247 251 ‘Storia e teoria della serialità’: ritorno e stagione conclusiva http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/538 <p class="p1">Quando ci appassioniamo a una serie il nostro timore è che, per qualche motivo, la produzione venga interrotta privandoci così del capitolo finale che avrebbe ripagato la nostra fedeltà di spettatori. Se poi, come me, non sei più giovanissimo, cominci anche a domandarti se il numero di stagioni previste dal percorso completo della serie è compatibile con la tua aspettativa di vita: così ti orienti sulle serie che ti garantiscono di arrivare alla fine in tre anni, oppure su quelle che offrono già tutte le stagioni da sorbirsi nella lunga maratona di un week end piovoso.</p> Alessandro Perissinotto Copyright (c) 2025 Alessandro Perissinotto https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 252 256 Nonostante Godot (che continua a non farsi vedere). Le persone LGBTQ+ nell’Italia contemporanea, tra dinamismo della vita quotidiana e stallo istituzionale http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/507 <p class="p1">I due testi al centro di questa nota critica sono firmati da sociologi e sociologhe che hanno contribuito in modo determinante allo sviluppo in Italia degli studi sulle sessualità non etero-normative. Il loro ingresso in questo campo di ricerca è avvenuto in tempi diversi e da angolature in parte disomogenee. Fabio Corbisiero è noto da molti anni per i suoi lavori sulle trasformazioni nelle traiettorie di vita delle persone gay e lesbiche indotte dalla contemporaneità, e sul modo in cui queste danno forma al paesaggio sociale. È stato uno dei primi studiosi a portare la sociologia dell’omosessualità italiana a occuparsi della costruzione dello spazio urbano, dell’utilizzo delle risorse del mercato globale per scopi di emancipazione e dello sfruttamento – anche politico – delle potenzialità offerte dal <em>web</em>. In questa cornice tematica, si è collocato anche Salvatore Monaco, che ha avviato la collaborazione con Corbisiero circa una decina di anni fa. In più, Monaco ha coltivato un’attenzione specifica per il tema delle famiglie <em>same-sex</em>, esplorato empiricamente con studi che interrogano anche l’organizzazione dei servizi sociali e delle istituzioni educative con cui queste famiglie interagiscono.</p> Luca Trappolin Copyright (c) 2025 Luca Trappolin https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 15 24 Allargare lo sguardo: storie di famiglie non etero-cis tra bio-normativismo e desiderio di legittimazione http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/509 <p class="p1">Gli studi sociologici sulle famiglie sono a lungo stati dominati dall’approccio funzionalista, il quale, partendo da un’idea normativa di famiglia, lascia fuori (o interpreta come disfunzionali) le costruzioni famigliari che non si allineano al modello dominante. Come molto spesso avviene, sono state le spinte dei movimenti (prima quelli studenteschi e femministi, poi quelli LGBT+) a mettere in discussione le costruzioni sociali intorno ai concetti di famiglia, relazione, intimità e affettività, criticando radicalmente le normatività che legittimano culturalmente e giuridicamente alcune famiglie e affettività rispetto ad altre. Le sollecitazioni provenienti dall’attivismo hanno favorito un ampliamento dello sguardo anche dal punto di vista accademico. Fondamentali, in questo senso, sono stati gli approcci performativi allo studio del genere, delle relazioni e della famiglia che si sono allontanati da uno sguardo che pretendeva di definire a priori l’oggetto di analisi, spostando il focus sulle pratiche con cui il genere, le relazioni e le famiglie vengono costruite (si <em>fanno</em>) nella vita quotidiana. Nel contesto dello studio delle famiglie, gli approcci performativi si sono tradotti in una pluralizzazione del concetto. All’interno di questo processo, trovano spazio le famiglie costituite da soggetti o relazioni non eterosessuali e/o non cisgender. Come sottolineano Guerzoni, Nothdurfter e Trappolin nella presentazione del loro testo, se a livello internazionale i primi studi sulle famiglie LGBT+ hanno iniziato a comparire già a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, le prime ricerche italiane si fanno attendere fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Questo interesse tardivo da parte dell’accademia riflette un ritardo più generale nell’emersione delle famiglie LGBT+ come oggetto di dibattito pubblico.</p> Nicole Braida Copyright (c) 2025 Nicole Braida https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 25 33 Quando la sociologia fa coming out: la (s)comodità di un manuale http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/510 <p class="p1">Perché discutere di un manuale scientifico? Solitamente, i manuali sono noiosi, indubbiamente utili, ma noiosi. Potrei anche chiedere: chi studia più un manuale? Forse gli studenti sono gli ultimi lettori rimasti di un manuale – ma perché sono obbligati dai propri docenti (che scrivono manuali). Le mie riflessioni in merito al <em>Manuale di studi LGBTQIA+</em> ruoteranno attorno a due parole – quelle che, poi, formano il titolo –: <em>manuale</em> e <em>LGBTQIA+</em>.</p> Luca Guizzardi Copyright (c) 2025 Luca Guizzardi https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 34 43 Like a Prayer. Bibbia e approcci queer http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/511 <p class="p1"><span class="s1">Anche se in alcuni contesti – sociali, culturali, accademici – è ormai dato per assodato, in altri (e nel senso comune) l’idea che una persona possa essere femminista e cristiana, non binaria e cristiana, non eterosessuale e cristiana è pensato come un ossimoro. Anche per questo motivo la pubblicazione di questo commentario è un’operazione importante. Ed è importante anche in termini di collocazione editoriale, perché le Edizioni Dehoniane Bologna sono un’importantissima casa editrice cattolica (da sempre attenta al fermento teologico e impegnata in una costante riflessione socio-politica), cosa che legittima la circolazione della Bibbia Queer all’interno del contesto religioso, stimolando una discussione che finora in Italia è stata “relegat[<em>a</em>] a gruppi considerati marginali, quando non addirittura devianti”, come si legge nella <em>Nota all’edizione italiana</em> (p. XV).</span></p> Alberta Giorgi Copyright (c) 2025 Alberta Giorgi https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 44 51 Di sconfinamenti di genere e strategie di neutralizzazione dello stigma http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/512 <p class="p1"><span class="s1">Quello di genere è un concetto che, in modo quasi paradossale, e vedremo a breve perché, assume spesso, nella percezione sociale diffusa, un carattere di immutevolezza, di staticità, di astoricità. Le donne sono …; le donne fanno …; gli uomini sono …; gli uomini fanno …: concetti che vengono mobilitati e che esercitano la loro influenza ben al di là della dimensione colloquiale e leggera in cui sembrerebbero essere pronunciati. Essere, fare …: due verbi che racchiudono al loro interno richiami a teorie che per molto tempo hanno informato la lettura delle maschilità e delle femminilità (in un sistema rigorosamente binario) all’interno della disciplina sociologica. Letture dei generi essenzialiste (verbo essere) e funzionaliste (verbo fare) che ci hanno impedito di cogliere alcune dimensioni necessarie per comprendere e interpretare il genere. O meglio, che hanno rischiato di farlo. Nel corso degli ultimi cinquant’anni, la nostra comprensione di cosa sia, o di cosa possa essere il genere, si è arricchita di teorie, prospettive, sguardi. Il genere come pratica continua di modifica e adattamento ai contesti e alle circostanze dettate dall’interazione (Garfinkel 1967; Heritage 1984); come elemento di un <em>sex-gender system</em> (Rubin 1975); che è esso stesso costituito attraverso l’interazione (Gerson, Peiss 1985); come categoria di analisi storica (Scott 1986); come uno dei molteplici assi di oppressione da leggere in una chiave intersezionale (Crenshaw 1989; Bello, Lykke, Moreno-Cruz, Scudieri 2022); come qualcosa che si fa (West, Zimmerman 1991); come prodotto del discorso stesso che lo nomina (Butler 1994; 2005); come struttura delle relazioni sociali che ruota attorno all’arena riproduttiva e che è multidimensionale (Connell 2006); come struttura sociale (Risman 2004; Risman, et al. 2018); come dispositivo sociale e discorsivo che è causa e non espressione delle differenze (Poggio, Selmi 2012). Prospettive e chiavi interpretative che restituiscono al genere un carattere tutt’altro che immutevole, essenzialistico, naturale e che ci ricordano che parlarne significa addentrarsi in una zona di confine o, meglio, in una pratica continua di <em>sconfinamento</em>. Sconfinamenti che non sono privi di conseguenze e ripercussioni giacché, se è indubbio che il genere ha una dimensione performativa, incarnata in (micro)pratiche quotidiane, assolutamente interazionale, non dobbiamo perdere di vista il suo portato strutturale. In altre parole, dobbiamo tentare di integrare prospettive macro, meso e micro. </span></p> Mariella Popolla Copyright (c) 2025 Mariella Popolla https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 52 61 Tra (etero)norme sociali e agentività individuali: note su una ricerca empirica sulla sessualità di giovani uomini di origine marocchina residenti in Europa http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/513 <p class="p1">La nozione di eteronormatività – intesa come quell’insieme di pratiche e istituzioni che legittimano e privilegiano le relazioni eterosessuali come fondamentali e naturali all’interno della società e con esse il binarismo e la complementarità dei generi – negli ultimi decenni ha guadagnato, nell’ambito degli studi su genere e sessualità, una meritata fortuna interpretativa. Dal concetto di eterosessualità obbligatoria di Adrien Rich (1980) in avanti, infatti, è stato una preziosissima bussola per esplorare i modi in cui nelle società contemporanee prenda forma il sistema di diseguaglianze, simboliche e materiali, basato su orientamento sessuale e identità di genere. Detto in altri termini, come la concezione del primato delle relazioni eterosessuali su ogni altro tipo di relazione sessuale o affettiva produca e legittimi il sistema di oppressione sugli uomini gay, le donne lesbiche, le persone bisessuali e trans.</p> Giulia Selmi Copyright (c) 2025 Giulia Selmi https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 62 67 Voci (ri)trovate: il linguaggio queer nell’opera di Elena Pepponi http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/514 <p class="p1"><em>Le parole arcobaleno</em> porta alla luce la terminologia LGBT+, dove la parola stessa diventa strumento di autodeterminazione e riconoscimento identitario, un repertorio che si struttura nella tensione tra resistenza e legittimazione, performatività e visibilità. La lingua, nella visione dell’autrice, non è mai neutrale, ma profondamente intrisa di ideologia, potere e dinamiche sociali. Essa diviene strumento vivo, specchio delle trasformazioni identitarie e del loro modo di stare al mondo. Pepponi ricostruisce il quadro storico, lessicografico e sociolinguistico della terminologia queer, muovendosi dall’analisi morfologica alle dinamiche di variazione diacronica e sincronica. Il lessico LGBT+ viene esplorato attraverso una lente pluri-prospettica, dove trovano posto prestiti anglofoni, calchi semantici, blend, neologismi, accorciamenti, suffissi e prefissi come omo-, bi-, cis-, trans-, tutti oggetto di risemantizzazione e ridefinizione identitaria. Secondo Pepponi, il mutamento linguistico naturale tende a far precipitare nell’obsolescenza i vecchi termini una volta che quelli nuovi hanno preso piede.</p> Luigi Verdezza Copyright (c) 2025 Luigi Verdezza https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 68 76 Metodi Queer in sociologia. Riconoscere la diversità e la complessità delle esperienze umane nella ricerca sociale http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/515 <p class="p1"><em>Queer Methods in Sociology</em> (2018) rispecchia la volontà di un movimento intellettuale politicamente impegnato di rivedere metodi e pratiche consolidate nella ricerca sociale. Criticando il binarismo di genere e l’eteronormatività che permeano molte delle teorie sociologiche convenzionali, autori e autrici promuovono l’adozione di un approccio più fluido e contestuale per lo studio delle esperienze individuali e collettive. Nel volume emerge con forza l’invito a riflettere sulle implicazioni del lavoro sociologico, ossia sull’impatto che la ricerca stessa può avere sulla vita dei soggetti e delle comunità maggiormente esposte a rischio di marginalizzazione. Nei diversi capitoli, inoltre, vengono sollevati interrogativi critici sulle strutture di potere e sui meccanismi di esclusione che sono presenti in accademia, che possono influenzare la produzione e la diffusione del sapere.</p> Salvatore Monaco Copyright (c) 2025 Salvatore Monaco https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 77 80 Introduzione. Simone Weil e la guerra. Una lettura attuale http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/516 <p class="p1">Simone Weil (Parigi, 1909 – Ashford, 1943), se fosse vissuta oggi – a distanza di quasi due anni dall’efferato e orribile attacco che Hamas ha effettuato il 7 ottobre 2023 contro civili israeliani, e dalla guerra, a oggi ormai diventata genocidio, ingaggiata, come risposta, da Israele – sarebbe certamente in Palestina, a Gaza. Probabilmente parte attiva di una delle organizzazioni umanitarie che lavorano sul campo; soccorrerebbe coloro che non hanno acqua né cibo; starebbe accanto a coloro che fanno file interminabili e caotiche per avere qualcosa da mangiare o beni di prima necessità, che scarseggiano perché gli aiuti vengono continuamente bloccati o ritardati dal governo israeliano. Avrebbe denunciato l’assurdità di guerre che durano ormai da decenni, ma anche l’ineffettualità delle istituzioni internazionali nella condanna e nel perseguimento dei crimini contro l’umanità, nonché nel far rispettare a tutti gli Stati del mondo, nessuno escluso, i diritti umani.</p> Rita Fulco Copyright (c) 2025 Rita Fulco https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 82 90 Partire dal bene. Il Progetto weiliano e il fondamento dell’ordine sociale http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/517 <p class="p1">1. Il <em>Progetto </em>per la costituzione di un corpo di infermiere di prima linea – breve, ma battagliero –, può essere letto come un testo che esprime in maniera cristallina l’atteggiamento di Simone Weil nei confronti della forza e della guerra, ma va preso in considerazione anche in generale per confermare le linee principali del suo pensiero nei confronti dell’ordine sociale e dei suoi fondamenti. Se da un lato costituisce il massimo atto di fede weiliano nella possibilità di rispondere alla forza con un gesto di amore soprannaturale, dall’altro lato esso rappresenta un vero e proprio manifesto a favore della necessità di ripensare le radici ultime del vivere comune, ponendo alla sua origine un principio differente rispetto a quello della violenza e della forza.</p> Tommaso Greco Copyright (c) 2025 Tommaso Greco https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 91 98 L’audacia della compassione http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/518 <p class="p1">Data l’analogia fra quanto avviene sotto i nostri occhi e ciò che accadde immediatamente prima e dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale, proverò anzitutto ad accennare all’atmosfera di quegli anni, traendo notizie dal suo vissuto e dalla sua opera, per poi soffermarmi sulle fasi di ideazione del <em>Projet d’une formation</em> <em>d’infirmières de première ligne </em>che così tanto le stava a cuore al fine di coglierne gli aspetti imprescindibili dalla sua pratica di pensiero.</p> Maria Concetta Sala Copyright (c) 2025 Maria Concetta Sala https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 99 109 Pensare in tempo di guerra http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/519 <p class="p1">Il 15 aprile 1943 Simone Weil venne trovata riversa a terra in una stanzetta appartata dell’immobile dove aveva sede il Commissariato degli Interni di <em>France libre</em>, la principale formazione della resistenza esterna, riunita a Londra intorno al Generale De Gaulle. Era sbarcata a Liverpool il 25 novembre dell’anno precedente, ma solo il 14 dicembre aveva preso servizio presso il Commissariato. A New York, dove s’era recata per mettere in salvo i genitori, aveva speso i suoi giorni in un affannoso andirivieni da un ufficio all’altro, incontrando persone influenti in grado di appoggiare il suo <em>Progetto di una formazione di infermiere di prima linea,</em> la forma con cui, personalmente, intendeva prender parte alla guerra di liberazione in Francia. Da lì, aveva scritto parole accorate all’amico Maurice Schumann, portavoce di De Gaulle, confidandogli le ragioni intime che la spingevano a rivendicare per sé quella particolare modalità di servire nella resistenza nel luogo del massimo pericolo: “La sventura diffusa sul globo terrestre mi ossessiona e mi schiaccia a tal punto da annientare le mie facoltà, e mi è possibile recuperarle e liberarmi da simile ossessione solo addossandomi una larga parte di pericolo e di sventura. Questa è la sola condizione che mi permette di lavorare” (Weil 1957, p. 199).</p> Domenico Canciani Maria Antonietta Vito Copyright (c) 2025 Author(s) https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 110 119 Simone Weil: decostruire le parole vuote, cariche di immaginario, che provocano l’adesione alla guerra http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/520 <p class="p1"><em>Non ricominciamo la guerra di Troia </em>è stato pubblicato da Simone Weil nel 1937. Possiamo comprenderlo meglio, se lo si legge avendo ben presente altri testi che stava scrivendo sul tema della guerra nello stesso periodo. Mi riferisco in particolare alla prima stesura di <em>L’“Iliade” o il poema della forza</em>, pubblicato poi nel 1940 e alla lettera a Georges Bernanos, scritta probabilmente nel 1938.</p> Chiara Zamboni Copyright (c) 2025 Chiara Zamboni https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 120 129 La guerra di Spagna di Simone Weil, tra esperienza combattente e riflessioni critiche http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/521 <p class="p1">Poco meno di un secolo separa la nostra contemporaneità da quella che ha visto svolgersi la guerra civile in Spagna, quando le armate della Repubblica tentarono di difendere il governo dal colpo di stato di Francisco Franco. Guerra civile che diventerà, per molti aspetti, la prova generale della Seconda guerra mondiale, ponendo alle sinistre europee un dilemma ancor oggi attualissimo e altrettanto lacerante: scegliere la strategia del non intervento generalizzato, facendo pressione sui propri Paesi per non supportare la repubblica aggredita, a costo di sacrificarla in nome della pace, oppure chiedere loro di difenderla, pur nel timore di una nuova guerra europea e forse globale? Divisi da una frattura destinata a diventare sempre più profonda sul tema internazionale, gli esponenti della sinistra europea troveranno un’inedita convergenza nel supporto individuale ai repubblicani; sarà così che Simone Weil, all’epoca convinta sostenitrice del non intervento, si troverà a combattere insieme a Michel Collinet, suo connazionale e comunista dissidente, che la pensa in maniera opposta.</p> Francesca Veltri Copyright (c) 2025 Francesca Veltri https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 130 137 From Techne to Technocracy: Reclaiming the Ethical and Cultural Soul of Technology http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/523 <p class="p1">In an era marked by vigorous debates on artificial intelligence, digital surveillance, algorithmic governance, and the ethical ramifications of technological advancement, Eric Schatzberg’s <em>Technology: A Critical History of a Concept</em> emerges as a timely and impactful contribution to the discourse. This meticulously researched monograph challenges the widespread myth of technology as an autonomous, value-neutral force. Instead, it reveals technology’s contested origins and ideological weight. According to Schatzberg, technology is a peculiar concept, frequently tied to vague and “contradictory meanings” (p. 2) that must be unpacked. He notes, in particular, how “the dominant definitions of technology are fundamentally at odds with its etymology. The -ology suffix suggests that technology should refer to an academic field or a system of formal knowledge, a meaning derived from the ancient Greek term logos, or reasoned discourse. However, in present-day usage, technology refers more to things than ideas, to material practices rather than a scholarly discipline” (p. 7).</p> Marco Briziarelli Copyright (c) 2025 Marco Briziarelli https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 139 149 La profezia dalla cattedra. Ilan Pappé e il dibattito sul conflitto israelo-palestinese http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/524 <p class="p1"><span class="s1">Il testo di Ilan Pappé, nato ad Haifa nel 1954, scritto sull’onda della violenta recrudescenza del conflitto tra israeliani e palestinesi innescata dai fatti del 7 ottobre 2023, è un pamphlet senza note. Il testo è corredato di una stringata bibliografia che, secondo l’autore, dovrebbe guidare il lettore nella conoscenza delle vicende del conflitto tra israeliani e palestinesi. Il saggio raccoglie le tesi dei precedenti lavori dell’intellettuale israeliano di origine tedesca che vive stabilmente in Inghilterra dal 2007 e insiste sulla stretta correlazione tra sionismo e pulizia etnica. Il concetto è diventato largamente diffuso dopo le guerre jugoslave (1991-1999). Le vicende personali di Pappé appaiono strettamente intrecciate con alcune delle sue tesi più note. Il suo lavoro è un esempio di uso pubblico della storia ed è dichiaratamente mosso dall’intento di non limitarsi a produrre narrazioni alternative del conflitto, ma di aprire prospettive politiche e di militanza. Le sue tesi e la sua notorietà presso gli ambienti accademici progressisti del nostro Paese è dovuta non solo ai temi o alla qualità delle sue monografie, ma inevitabilmente alla legittimazione conferita all’autore dalla cittadinanza e dalla storia famigliare. Pappé proviene da una famiglia di rifugiati tedeschi in fuga dal Terzo Reich che si sono salvati approdando in Palestina e ha vissuto per molti anni ad Haifa in Israele; qui ha compiuto studi liceali presso la <em>Hebrew Reali School</em>, dove ha studiato l’arabo come terza lingua. La conoscenza dell’arabo gli consentì di avere accesso all’università di Haifa nel 1984 come assistente al Dipartimento di Studi orientali. Diventato professore, ha poi insegnato Scienze politiche nella stessa Università. Ha tentato anche una carriera politica nella coalizione parlamentare comunista israeliana denominata <em>Hadash</em> candidandosi alle elezioni del 1999.</span></p> Paolo Di Motoli Copyright (c) 2025 Paolo Di Motoli https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 150 156 Not Every Man for Himself http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/525 <p class="p1">As suggested by Paolo Perulli’s book title <em>Nel 2050</em>, the core of the work lies in envisioning a transformative future world, set a century after the author’s birth. The climax unfolds in the epilogue, set in that year, portraying a fundamentally reshaped world: more sustainable and collective, with Europe becoming a continent-state and with a global citizens’ jury rewarding those who contribute most to humanity. According to Perulli, we are already halfway through this transition, which began in 1989 with pivotal events such as the Tiananmen Square massacre, the collapse of the Soviet Union, and the emergence of a globalized market dominated by financial capitalism and (increasingly digital) multinational corporations.</p> Marco Fornasaro Copyright (c) 2025 Marco Fornasaro https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 157 166 Macro-sociology of climate change: an anti-deterministic account of fossil fuels-dependency http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/526 <p class="p1">Peter Wagner’s most recent endeavour is a new chapter in his long-lasting engagement with historical sociology. If his previous <em>Progress: A Reconstruction</em> (Polity Press, 2016) was only indirectly linked to political ecology, <em>Carbon Societies</em> explicitly tackles the quintessential element of environmental politics, namely global warming. It does so by avoiding an exclusive focus on present dangers linked to the climate crisis. Quite compellingly, Wagner reverses usual interpretations by posing a different question: <em>to what social issues have climate change drivers been an answer to? </em>By providing a detailed and macro-sociological answer, the Barcelona-based ICREA researcher opens up critical avenues not only to originally grasp the issue at hand, but also to politically act upon it. Our review is divided into three parts: the first deals with the anti-deterministic account of energy regimes’ development. The second presents and discusses the key notion of problem displacement. The third advances critical remarks by referring to the framework of climate justice.</p> Emanuele Leonardi Federica Canzilla Nicoline van Herwaarden Copyright (c) 2025 Author(s) https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 167 176 Marx patrono dell’antropocene http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/527 <p class="p1">Solo sette anni sono trascorsi dacché il pianeta, almeno la sua parte più sviluppata, si emozionava per una quindicenne proclamatasi – o proclamata – portavoce delle preoccupazioni per il riscaldamento globale della generazione X. Amplificato dall’emergenza Covid, ne era sorto un movimento che aveva raccolto milioni di adesioni. Finché non è subentrata un’altra emergenza. I buoni propositi sono stati seppelliti dall’aggressione russa all’Ucraina a febbraio del 2022, seguita dal sanguinario attacco lanciato da Hamas in Israele il 7 ottobre 2023 e dalla mostruosa vendetta israeliana perpetrata a spese della popolazione di Gaza. Le caute politiche ambientali avviate in Europa, e in maniera oscillante in America, sono state dichiarate un ingombro ed è stato ufficializzato il ritorno della guerra come tecnica ordinaria di governo dei problemi tra gli Stati riaprendo la corsa al riarmo. Greta Thunberg non scalda più i cuori, né suscita più la stizzosa indignazione dei negazionisti d’ogni risma. Il vento è girato. Chi si ricorda più gli accordi di Parigi? Peccato che le emergenze non siano come i chiodi, uno scaccia l’altro. Sebbene estromessa dalla visuale dei governanti e dei <em>media</em>, col sugello brutale della nuova amministrazione Trump, l’emergenza climatica mantiene la sua cogenza. Infatti, per quanto ormai criminalizzati, i movimenti continuano a protestare e gli studiosi a denunciare imperterriti.</p> Alfio Mastropaolo Copyright (c) 2025 Alfio Mastropaolo https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 Digital Social Work tra pratica e innovazione: un’agenda per il presente http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/528 <p class="p1">L’<em>International Routledge Handbook of Digital Social Work</em>, recentemente pubblicato (2023) e curato da López Peláez e Gloria Kirwan, rappresenta una risorsa essenziale per chiunque sia oggi interessato all’intersezione tra lavoro sociale e tecnologia digitale. La raccolta dei 42 contributi in oltre 500 pagine offre al lettore una panoramica molto variegata e comprensiva delle esperienze, delle sfide e delle opportunità che emergono nell’era digitale per il social work, attraverso i contributi di studiosi e professionisti di tutto il mondo, che presentano numerosi casi di studio e <em>best practices</em>, innovazioni nelle modalità di intervento e di utilizzo di piattaforme digitali per la gestione dei casi e l’implementazione di programmi di supporto online. La presente recensione intende esplorare come i temi trattati si colleghino a studi e pratiche di lavoro sociale riferite al contesto italiano.</p> Matteo Moscatelli Copyright (c) 2025 Matteo Moscatelli https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 183 191 Per una sociologia del fenomeno Croce http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/529 <p class="p1">Parafrasando Croce stesso e la sua celebre affermazione sull’influenza del cristianesimo nella cultura occidentale, “si può non dirsi crociani”? Oggi una risposta affermativa a un quesito del genere apparirebbe totalmente priva di qualunque senso di realtà, ma è un fatto che per lungo tempo non fu così e, almeno nel nostro Paese, intere generazioni – entusiasti alcuni, <em>obtorto collo</em> altri – non poterono formarsi se non misurandosi direttamente con Croce e la sua scuola. Persino autori che daranno vita a esiti culturali e/o politici completamente differenti, quali Gramsci o De Martino, non poterono assolutamente prescinderne: se De Martino concepiva, per sua stessa ammissione, l’intera sua opera come un tentativo di ripensare la problematica etnologica nei termini crociani di un “allargamento dell’autocoscienza della nostra civiltà”, Gramsci (1948) poteva sostenere la necessità di una “resa dei conti” con Croce (“un intero gruppo di uomini” che “per dieci anni” si dedichi all’elaborazione di un “Anti-Croce” capace di avere per i contemporanei lo stesso effetto dell’“Anti-Dühring” nella generazione precedente) proprio in quanto gli attribuiva un peso enorme, niente di meno che il ripristino del prestigio nazionale del pensiero rinascimentale italiano e insieme l’eredità più pura della filosofia classica tedesca.</p> Antonello Petrillo Copyright (c) 2025 Antonello Petrillo https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 192 201 La storia della filosofia di Habermas e le vie della modernità http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/530 <p class="p1">La storia della filosofia di Habermas si apre con un’ampia trattazione del tema della modernità. Com’è noto già dai suoi scritti degli anni Ottanta, per Habermas la modernità è un “progetto incompiuto”, una modernità “dimezzata”: pienamente dispiegata sul piano economico e tecnico-scientifico, ma non nelle sue promesse di emancipazione. Una delle novità della recente storia della filosofia habermasiana è che quest’opera tenta di spiegare <em>perché</em> la modernità sia diventata un progetto incompiuto. E questo problema è considerato tanto importante che l’autore gli dedica l’interno primo capitolo. Anticipo fin da ora la risposta che Habermas costruisce pazientemente fino alla parte finale del libro: la nostra è una modernità dimezzata perché si è imposto storicamente un <em>mindset</em>, un assetto culturale, che fa sì che il pensiero empirico, gli approcci tecnocratici, le considerazioni di mera utilità stiano al centro del mondo di oggi, facendo passare in secondo piano <em>le grandi conquiste culturali della modernità:</em> quelle idee di libertà, uguaglianza e solidarietà che si sono formate in un lavorìo millenario di riflessione teologico-filosofica e che, nonostante la loro parziale eclissi, continuano a essere alla base del nostro assetto sociale e istituzionale.</p> Walter Privitera Copyright (c) 2025 Walter Privitera https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 202 210 Un papa rivoluzionario e gentile http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/531 <p class="p1">Papa Francesco è stato protagonista indiscusso e assoluto punto di riferimento all’interno di questi tormentati decenni. Sono convinto che rimarrà anche sempre nei nostri cuori. Il profondo legame affettivo che è stato in grado di creare con credenti di molte religioni e con non credenti non deve però far dimenticare che egli è stato anche un fine intellettuale. Certo diverso da altri pontefici che l’hanno preceduto, penso in particolare a papa Ratzinger, ma egualmente profondo e audace. Le due encicliche oggetto di queste riflessioni sono documenti che rimarranno nel tempo, testimonianza di una sfida culturale che il papa muove a tutta l’umanità e alla sua condizione contemporanea. Solo apparentemente i due testi trattano argomenti diversi, la tematica ambientale il primo, la fratellanza e l’amicizia tra fratelli il secondo. In realtà, sono strettamente legati e sono espressione di una sensibilità e di una proposta culturale e morale organiche e coerenti.</p> Ambrogio Santambrogio Copyright (c) 2025 Ambrogio Santambrogio https://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/4.0 2025-09-24 2025-09-24 6 2 211 219