indiscipline - rivista di scienze sociali http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline <p class="p1">La rivista vuole essere espressione di <em>libertà scientifica</em>. Libertà da cosa? In prima battuta dai processi di valutazione, anche se non dalla valutazione in quanto tale, in primo luogo quella dei nostri lettori. Il gruppo di coordinamento e, se necessario, quello dei collaboratori si incaricheranno di valutare i materiali raccolti. Intenzionalmente, non ci siamo dati comitato scientifico ed editoriale. <span class="s1">Il nome sottolinea l’intenzione di uscire dai reticoli organizzativi divenuti tipici delle riviste accademiche e dalle metodologie della loro classificazione, che spesso rendono complicate le procedure e periferico il ruolo delle redazioni e dei consigli scientifici. </span>Speriamo di fare un buon lavoro, onesto, intelligente e anche un po’ provocatorio. Ma, detto in estrema sintesi, non ci interessa la logica corrente dell’eccellenza.<span class="Apple-converted-space"> </span></p> <p class="p2">In secondo luogo, <em>libertà dai confini disciplinari</em>. La nostra è una rivista semestrale <em>open access </em>di scienze sociali: il concetto è sufficientemente chiaro da non richiedere, per lo meno in un editoriale, dotte disquisizioni. Saremo ben felici di recensire lavori interdisciplinari, che si muovono ai confini dei saperi; lavori diversamente orientati – dal punto di vista degli approcci e dei paradigmi scientifici e culturali – che affrontano i medesimi problemi; oppure, più semplicemente, lavori disciplinari che portano contributi importanti alla conoscenza della realtà sociale.<span class="Apple-converted-space"> </span></p> it-IT <p>&lt;a rel="license" href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/"&gt;&lt;img alt="Licenza Creative Commons" style="border-width:0" src="https://i.creativecommons.org/l/by-nc/4.0/88x31.png" /&gt;&lt;/a&gt;&lt;br /&gt;Quest'opera è distribuita con Licenza &lt;a rel="license" href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/"&gt;Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale&lt;/a&gt;.</p> ufficiostampa@morlacchilibri.com (Martina Galli) tecnico@morlacchilibri.com (Jessica Cardaioli) mar, 25 ott 2022 15:36:53 +0200 OJS 3.2.1.3 http://blogs.law.harvard.edu/tech/rss 60 Un’altra Europa è possibile http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/132 <p class="p1">Tra le due crisi esistenziali, quella finanziaria esplosa agli inizi del decennio scorso e quella pandemica degli inizi di questo decennio, e dunque sulle loro implicazioni, si colloca – a mo’ di cerniera – il volume di Alessandro Somma <em>Quando l’Europa tradì sé stessa. E come continua a tradirsi nonostante la pandemia</em> [2021], un volume provocatorio – molto provocatorio, a tratti –, ma di certo non superficiale. Si tratta, infatti, di un volume scritto da un autore che vive ed interpreta una importante tensione federalista europea; sebbene la sua lettura del processo di integrazione come fine da perseguire faccia sorgere non pochi dubbi – innanzitutto ad un lettore come il sottoscritto che condivide <em>toto corde</em> la necessità di un’Europa federale più integrata ed interdipendente – tanto intorno ai mezzi suggeriti per perseguirlo, quanto intorno alle aporie che emergono nell’interpretazione che vengono offerte degli eventi accaduti nel lungo processo di formazione e di integrazione europea. Questo volume, infatti, in non pochi casi utilizza eccessi e forme paradossali per legittimare esperienze in sé non edificanti, a maggior ragione ora che assistiamo con drammatico orrore alla guerra d’invasione dell’Ucraina da parte della Russia di Putin.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Francesco Clementi Copyright (c) 2022 Francesco Clementi https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/132 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 L' integrazione europea è figlia della guerra fredda? http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/133 <p class="p1">Patel ha scritto un libro importante che è anche la sintesi migliore oggi disponibile in tedesco e in inglese della storia della cooperazione europea, almeno nel senso di una compiuta panoramica pluri-disciplinare della vicenda dell’integrazione europea. Politica, diritto, economia, globalizzazione, società civile trovano tutte spazio e attenzione inconsuete rispetto a ricostruzioni più tradizionalmente istituzionali. Complessa e articolata, la sua tesi è decisamente post-milwardiana: l’integrazione europea ha avuto una funzione strumentale al rafforzamento degli Stati membri e delle loro capacità di azione nel quadro della guerra fredda. La narrativa del federalismo, dell’unione sempre più stretta nelle premesse dei trattati, di una sempre più intensa integrazione, di uno sviluppo continuo e di un sempre maggior intreccio tra Stato e istituti comunitari sovranazionali trova in questo libro una ripetuta smentita e persino una liquidazione. Il libro contiene una lucida e persino spietata disamina delle insufficienze delle narrazioni teleologiche, sovente promosse da ferventi federalisti e dalle stesse istituzioni comunitarie, di una storia lineare dell’integrazione crescente, e insiste su trascurati segnali di difficoltà sin dalle origini, come l’uscita dell’Algeria nel 1962 e quella della Groenlandia nel 1985, e sullo scarso <em>appeal</em> delle Comunità europee (CE) nei sondaggi degli anni Cinquanta e Sessanta. Al contempo, ne vede i molti successi, che a suo parere vanno datati soprattutto in alcuni grandi novità degli anni Settanta. La periodizzazione che ne risulta riprende acquisizioni storiografiche dagli anni Novanta in poi: ad una fase iniziale economicista della cooperazione a Sei, seguirebbe negli anni Sessanta e soprattutto Settanta una espansione politica e sociale degli ambiti comunitari, per i diritti umani, per la supremazia del diritto comunitario, per una crescente tutela del <em>Welfare</em>, per l’intensificazione dei flussi turistici e degli scambi tra i giovani, e per nuovi ambiti culturali. Su questa impostazione, sul rovesciamento delle narrative federaliste, si misurano i pregi del lavoro e la novità della sua prospettiva. Proverò ad esplicitare prima gli argomenti di positivo consenso e le molte virtù del libro, e poi le ragioni di un dissenso con la sua impostazione.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Carlo Spagnolo Copyright (c) 2022 Carlo Spagnolo https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/133 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Diritto europeo, mercato e globalizzazione delle regole http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/134 <p class="p1">Se è vero, come scrisse da par suo José Saramago, “che bisogna allontanarsi dall’isola per vedere l’isola”, ciò appare oltremodo calzante per Anu Bradford, autrice del bel libro che qui si recensisce. La sua storia umana e professionale sta a dimostrarlo. La professoressa Bradford è nata e cresciuta in Finlandia, ha studiato e lavorato in Belgio, Francia e Germania, ma da più di vent’anni vive negli Stati Uniti, dove oggi insegna Law and International Organization presso la Columbia Law School. E così, dopo essersi allontanata dall’isola del vecchio continente, il suo sguardo sembra aver guadagnato una prospettiva grandangolare, tale da consentirle di proiettarsi ben al di là della comune <em>vulgata </em>sull’inarrestabile sorte declinante dell’Unione Europea e sulla sua progressiva marginalizzazione sullo scacchiere internazionale. “Ho il privilegio – si legge nella prefazione – di poter osservare l’Unione Europea sia da straniera, sia da appartenente a questa comunità” e “l’idea di questo libro nasce come reazione all’opinione diffusa e costante che permea il discorso pubblico relativo alla fine dell’Unione (…) o alla sua irrilevanza nello scenario globale”, senza tuttavia tener conto “del prestigio legislativo dell’Unione Europea” (p. 6) e della sua straordinaria capacità di modellare l’ambiente giuridico mondiale. La dimensione esterna del diritto europeo è, quindi, il fulcro sul quale insiste l’intera riflessione della nostra Autrice. <em>The Brussels effect</em> consta di tre parti e di complessivi nove capitoli. La prima parte accoglie i primi tre capitoli, la seconda i successivi quattro, la terza gli ultimi due. Tra tutte, la prima parte spicca per densità e importanza. A essa, infatti, è affidato il compito di descrivere l’effetto Bruxelles (nella sua duplice accezione <em>de facto</em> e <em>de iure</em>) e d’individuare le condizioni che ne consentono la produzione. Specialmente su di essa, perciò, si appunterà l’attenzione.</p> Gianluca Navone Copyright (c) 2022 Gianluca Navone https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/134 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 L’ identità europea alla prova della crisi economico-finanziaria http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/135 <p class="p1">Come si legge nelle primissime pagine, <em>La società europea</em> – un volume scritto a quattro mani da Alessandro Cavalli e Alberto Martinelli – rivolge la sua attenzione non solo ai cultori dei saperi esperti, i cosiddetti specialisti degli <em>European studies</em>, ma anche al pubblico di studenti della generazione <em>Erasmus</em>, invitati dagli autori a riflettere criticamente sull’integrazione europea e, proprio in quanto europei, sul fatto di condividere un comune destino. Il volume si presenta generoso di informazioni, utili per addentrarsi nei misteri gloriosi dell’istituzione “Europa” e della sua società in formazione, e non nasconde una propensione a difendere, sebbene criticamente, il progetto dell’Unione Europea, le cui radici spirituali gli autori individuano nel manifesto federalista di Ventotene (per una posizione contraria, cfr. Somma 2021). Il testo affronta in maniera efficace le origini e i passaggi cruciali del processo di integrazione europea, ne analizza la complessità istituzionale, ne discute le difficoltà in tempi di crisi economica e avanza, nelle Conclusioni, alcune proposte operative per “riprendere il cammino verso un’autentica unione politica” (p. 8).</p> Massimo Pendenza Copyright (c) 2022 Massimo Pendenza https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/135 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Zygmunt Bauman: l’Europa, tra progetto cosmopolitico e rischi planetari http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/136 <p class="p1">Agli inizi del XXI secolo, nessuno in Occidente avrebbe immaginato che, nel volgere di un ventennio, la guerra sarebbe tornata alle porte dell’Europa con il conflitto in Ucraina e il mondo si sarebbe dovuto confrontare con la prospettiva dell’estinzione della vita sulla Terra dovuta al collasso ambientale, a cui si è aggiunto, negli ultimi mesi, il rischio di un conflitto nucleare. La maggior parte di politici, intellettuali e opinione pubblica di quel periodo continuava a guardare con ottimismo alla prospettiva di un Pianeta sempre più unificato dalla globalizzazione economica in corso, nonostante gli attentati terroristici dell’11 settembre 2001, numerosi conflitti “regionali” e la permanenza di forti disuguaglianze fra aree del mondo. In particolare, continuavano a godere di molto credito le tesi degli “iper-globalisti” (cfr. Martell 2011) di orientamento neo-liberista che vedevano nella globalizzazione un processo lineare, iscritto nell’ineluttabilità del corso storico. Un processo destinato a plasmare un mondo pacificato dal benessere crescente, omogeneizzato da “una <em>cultura universale dei consumi</em>” e integrato “dai mercati globali”, come notava Fukuyama (1992, p. 13) in <em>La fine della storia e l’ultimo uomo</em>, un testo-chiave dell’ideologia internazionalista <em>neo-liberal</em> di quegli anni.</p> Marita Rampazi Copyright (c) 2022 Marita Rampazi https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/136 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 La controrivoluzione illiberale come contraccolpo del neoliberalismo in Europa? http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/137 <p>In questo libro, Jan Zielonka replica il modello adottato da Ralf Dahrendorf nel libro 1989. Riflessioni sulla Rivoluzione in Europa (1990), una lettera che si intendeva inviare a un amico di Varsavia per commentare il periodo successivo al crollo del Muro di Berlino. Zielonka adotta lo stesso formato epistolare, rivolgendosi a Dahrendorf, riflettendo sul fallimento dell’“liberalismo” nel periodo successivo al 1989. Le due analisi di Zielonka e di Dahrendorf, però, non solo sono distanti temporalmente, ma anche per il metodo, e non dialogano tra loro, come ci si sarebbe aspettato. Zielonka, a trent’anni di distanza, in un quadro istituzionale e politico completamente cambiato e all’indomani del referendum della Brexit, riflette sul futuro dell’Unione Europea, che vede strettamente collegato alle chances di affermazione di una prospettiva liberale in senso proprio, alternativa alla ideologia neo-liberale che sembra avere fagocitato la prima.</p> Laura Leonardi Copyright (c) 2022 Laura Leonardi https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/137 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 “E in mezzo a tutto ciò, non si riesce a comprendere con esattezza il senso del tema della ‘autonomia strategica’ dell’Europa” http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/138 <p class="p1">Il grande pregio di questo piccolo volume, va sin da subito sottolineato, è quello di mettere al centro dell’attenzione del lettore l’Unione Europea (UE) quale attore globale. Punto di vista questo non scontato. Infatti, tendiamo ad analizzare l’Unione Europea dall’interno (da europei), sottolineandone soprattutto le mancanze e, su tutte, quella della solidarietà economica tra gli stati membri. Altro pregio è quello di indicare i due temi prevalenti dell’analisi proposta: la procedura di unanimità nel processo decisionale europeo e la creazione di un Consiglio di difesa europeo. La prima viene analizzata, come ormai da più parti denunciato, in quanto elemento di freno all’azione europea; la seconda come possibilità di progresso per una futura capacità di intervento e di persuasione della UE a livello internazionale. I due aspetti sono estremamente connessi.</p> Beatrice Benocci Copyright (c) 2022 Beatrice Benocci https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/138 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 La solidarietà europea http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/139 <p class="p1">La pandemia di Sars-CoV-2 che ha investito l’Europa nel 2020 è solo l’ultima delle numerose sfide che l’Unione Europea ha dovuto affrontare negli ultimi 15 anni. Dalla crisi finanziaria del 2008 al voto sulla Brexit del 2016, passando per le crisi migratorie, tutto questo, spesso, ha messo in discussione il progetto europeo, rilevandone debolezze e criticità. Per Pietro Manzini e Michele Vellano, curatori del volume <em>Unione Europea 2020</em>, il 2020 ha rappresentato, o forse ha solo provato ad essere, un anno di svolta. Un percorso accidentato lungo un anno, così come definito dagli autori, in un 2020 ricco di anniversari e di eventi fondamentali in questa “corsa a tappe” verso l’integrazione europea. A esattamente 70 anni dalla dichiarazione di Robert Schuman del 9 maggio 1950, riconosciuta come l’avvio del processo di integrazione europea, tale dichiarazione risulta ancora oggi perfettamente attuale. Certamente l’Europa del 2020 è molto diversa da quella di quasi un secolo prima, con gli Stati nazionali che sembrano aver trovato il modo di cooperare pacificamente, mettendo da parte i contrasti secolari. Volgendo lo sguardo indietro, risulta quindi semplice scorgere i cambiamenti ed i risultati raggiunti. Ma il 2020 è anche l’anno in cui le crisi e alcuni ritrovati estremismi hanno provato a rimettere in discussione il processo di integrazione andando a colpire il diritto e la politica, con il primo al servizio del secondo al fine di cercare soluzioni appropriate ed innovative.</p> Pietro Pasculli Copyright (c) 2022 Pietro Pasculli https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/139 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 L' eterna ricerca della stabilità in Europa http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/140 <p class="p1">Nella mitologia greca, Idra di Lerna è un mostro marino dalle molteplici teste che si rigenera ogni volta che Ercole ne tagliava una. Tale mito ben si addice alla storia europea del Novecento, in particolare alla storia recente dell’Unione Europea. Una storia di molteplici crisi, alla soluzione delle quali ne è spesso emersa un’altra, ben più intensa e complessa. Se il riferimento al mito di Idra di Lerna è stato spesso evocato nel dibattito pubblico sull’Unione Europea, è altresì vero che la lettura dei due recenti libri qui presi in esame rivela lo stato di crisi permanente del progetto politico europeo e la difficoltà per l’Europa di trovare, nelle diverse fasi storiche, quell’equilibrio spesso evocato, ma non sempre trovato. I due libri offrono, da prospettive diverse e complementari, un quadro lucido di tale dimensione, mostrando come, per dirla con Jean Monnet, l’Europa sia destinata a essere la somma di soluzioni alle crisi. Se il corposo volume <em>L’Europa del Novecento</em> è una visione sintetica e unitaria del Novecento europeo, in cui si pone l’attenzione ai processi economici, sociali, politici e culturali dello sviluppo storico del Vecchio Continente, <em>War in Europe?</em> è un saggio originale su un tema divisivo, anche e soprattutto in considerazione dei recenti eventi legati all’Europa dell’Est e alle relazioni dell’Unione Europea con la Federazione Russa. Da entrambi emergono le radici storiche, politiche e sociali di quelle crisi che hanno contributo a creare l’Europa.</p> Ubaldo Villani-Lubelli Copyright (c) 2022 Ubaldo Villani-Lubelli https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/140 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Il Center for European Studies (CES) dell’Università degli Studi di Salerno http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/141 <p class="p1">“Per una università del Mezzogiorno – come è la nostra – domandarsi quale Europa sarà costruita negli anni futuri è una questione vitale” (Cotesta 2005, p. 9). A quasi venti anni di distanza, questa considerazione di Vittorio Cotesta, tra gli studiosi italiani di maggior rilievo della sociologia dell’Europa e globale, pronunciata in occasione del convegno salernitano <em>Le identità mediterranee e la costituzione europea</em> (19-20 febbraio 2003) mantiene ancora tutta la sua attualità. Essa restituisce il senso di un impegno costante che giovani studiosi dell’Università di Salerno – sociologi per la maggior parte, ma non solo – hanno coltivato sin da quegli anni verso lo studio dell’Europa quale oggetto privilegiato e pluridimensionale di riflessione (cfr. Cotesta, Pendenza 2004).</p> <p class="p1"> </p> <p class="p1">www.centrostudieuropei.it</p> Dario Verderame Copyright (c) 2022 Dario Verderame https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/141 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Per un rinnovato Occidente http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/151 <p class="p1">L’Occidente – una categoria che, nell’epoca della globalizzazione, sembrava essersi oscurata, avere perso fascino e significato – riemerge oggi nei mezzi di comunicazione di massa, nei social, nelle riflessioni di intellettuali e opinionisti. La guerra e l’invasione di uno Stato sovrano hanno fatto irruzione nel cuore dell’Occidente, abbandonando le periferie del mondo, dove non si erano mai sopite se non agli occhi distratti degli occidentali. In questo nuovo contesto, la coscienza di uomini liberi non ha potuto sottrarsi da interrogativi di fondo: convivenza, sovranità, resistenza, autodeterminazione, pace, guerra. È come se, in un gigantesco sussulto di vitalità postuma, il Novecento avesse voluto riappropriarsi della scena, dopo trenta anni di globalizzazione. Una superficiale lettura dei trenta gloriosi anni di globalizzazione ha dato vita a un senso comune di dilatazione progressiva dei valori dell’Occidente verso, in particolare, il continente asiatico: l’intensificazione degli scambi e del commercio avrebbe comunque condotto alla contaminazione democratica di popoli e culture distanti dalla civiltà occidentale. In effetti, ciò che stava realmente accadendo riguardava la superficie, i fenomeni di costume, l’imporsi dei modelli consumistici di importazione, senza effettive profonde contaminazioni del tessuto connettivo di quelle civiltà, delle loro tradizioni e dei loro valori.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Mauro Agostini Copyright (c) 2022 Mauro Agostini https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/151 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Perché tornare a occuparci dei luoghi pubblici http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/152 <p class="p1">Ricostruire l’essenza del volume di Joelle Zask implica riferirsi al tema della “ricostruzione della società civile” cui contribuiscono significativamente le piazze pubbliche. Sono infatti le piazze a far riscoprire il ruolo dell’azione collettiva grazie alla loro capacità di <em>reinventare la società</em> innovando la politica e l’esperienza democratica. Ricordando autori come Tarde e Durkheim e fenomeni contemporanei quali le occupazioni urbane da parte dei movimenti arabi o degli <em>indignados,</em> l’autrice sottolinea come le piazze rappresentino uno dei contesti più efficaci per la discussione, in cui possono svilupparsi le azioni per la partecipazione democratica e la giustizia sociale: sono una riserva per la democrazia, strumento essenziale per riconciliare il cittadino, la città, la società con gli elementi intrinsecamente legati alla qualità della vita.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Francesca Bianchi Copyright (c) 2022 Francesca Bianchi https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/152 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 La condizione dei lavoratori nel processo di digitalizzazione del lavoro http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/153 <p class="p1">La diffusione senza precedenti delle tecnologie digitali in ambito lavorativo ha suscitato negli ultimi anni un vivo interesse da parte delle scienze sociali impegnate ad interrogarsi su possibili benefici e criticità derivanti dalla loro applicazione nei processi produttivi. La digitalizzazione sta modificando, infatti, forme e modalità di lavoro sotto una molteplicità di aspetti, alterandone la componente spaziale e temporale, ridefinendo il <em>management</em> della forza lavoro e aumentando la pervasività della sorveglianza e del controllo. Come in ogni periodo di forte rinnovamento delle forze produttive, si assiste all’obsolescenza di determinate mansioni e alla ribalta di altre in cui il lavoro digitale diviene componente sempre più essenziale. Tali cambiamenti hanno portato alla formulazione di analisi fiduciose nelle grandi possibilità concesse dalle nuove tecnologie, ma anche a vigorose critiche (cfr. Aloisi, De Stefano 2020).<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Tiziano Censi Copyright (c) 2022 Tiziano Censi https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/153 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Per un ritorno allo studio della costruzione sociale della verità http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/154 <p class="p1">Nelle scienze sociali, forse più che in altre famiglie di discipline accademiche, si osserva di frequente il sorgere e il rapido tramontare di “mode” tematiche tratte, più che da fatti di attualità, dalla diffusione epidemica di particolari espressioni giornalistiche o di neologismi, ripetuti come mantra e spesso fraintesi come indicanti novità del momento. È questo certamente il caso del termine <em>fake news</em>, ancora una volta importato, senza traduzione, dalla lingua inglese, e divenuto onnipervasivo nei dibattiti politici sulle penultime elezioni presidenziali americane prima, sull’efficacia del vaccino contro il Covid 19 poi, fino alle odierne, reciproche accuse di fabbricazione di notizie “false”, nella propaganda di guerra, sia russa sia ucraina.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Fiammetta Corradi Copyright (c) 2022 Fiammetta Corradi https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/154 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Per Franco e con Franco http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/155 <p class="p1">Si è svolta all’Università di Bari, il 24 febbraio scorso, l’iniziativa di presentazione del fascicolo di <em>indiscipline</em> dedicato al padre del pensiero meridiano: “Franco Cassano. Uno speciale”. Un titolo che evoca e rispecchia questo studioso, col suo amore per i giochi di parole. Ma soprattutto è da apprezzare il criterio che mette insieme e orienta tutti i contributi presenti nello speciale. Si tratta di riletture, recensioni brevi, ma mirate a mostrare i molti fili di una ricerca, il movimento (verticale, direi) del suo pensiero nel tempo e il movimento (orizzontale, direi) nello spazio culturale – il suo necessario sconfinare dai limiti recintati delle discipline accademiche.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Giuseppe Cotturri Copyright (c) 2022 Giuseppe Cotturri https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/155 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Il complesso carcerario industriale: sfruttamento, razzismo e misoginia in un sistema irriformabile http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/156 <p class="p1">Il volume <em>Aboliamo le prigioni?</em>, che comprende il saggio <em>Are Prisons Obsolete?</em> del 2003 e l’intervista <em>Abolition Democracy</em> con Eduardo Mendieta del 2005, pubblicato da Minimum Fax nel 2009, compare oggi in una nuova edizione arricchita dalla postfazione di Valeria Verdolini. La prima cosa che dobbiamo notare è che, nonostante l’abbondante decennio intercorso tra la prima comparsa di questo libro e la sua nuova edizione, e l’intervallo ancor maggiore tra quest’ultima e l’edizione degli scritti che lo compongono in lingua originale, il testo ha mantenuto intatte la propria attualità, vitalità e necessità – e questa non è affatto una buona notizia.</p> Alessia Franco Copyright (c) 2022 Alessia Franco https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/156 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 ¿Cómo retratar América Latina en el siglo XXI? http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/157 <p class="p1">Ningún otro género literario marca tanto el pensamiento latinoamericano como el ensayo: son a través de ensayos como se han escrito las más importantes interpretaciones sobre la región. Desde 1845 con el <em>Facundo</em> de Domingo Faustino Sarmiento (1977) o el <em>Ariel</em> de José Enrique Rodó (2000), publicado la primera vez en 1900, pasando por los grandes “intérpretes de la realidad nacional” brasileña o <em>El laberinto de la soledad</em> de Octavio Paz (1987), sin mencionar tantos otros. El ensayo latinoamericano ha estado marcado por la búsqueda de una identidad; por entender un subcontinente desde su “ser”; por aprehender lo que hace diferente a los latinoamericanos desde su historia, su cultura, sus procesos de colonización, sus economías.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Danilo Martuccelli Copyright (c) 2022 Danilo Martuccelli https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/157 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Trasformazioni del capitalismo e mercato autoregolato: la democrazia alla prova di nuove forme di liberalismo e/o di socialismo http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/158 <p class="p1">L’elemento comune ai tre libri che mi accingo a discutere è l’aspirazione a cogliere ciò che non funziona nei sistemi economici odierni e a trarne, conseguentemente, suggestioni per rintracciare le vie di auspicabili miglioramenti. Questa aspirazione di per sé svela un ulteriore elemento di comunanza, vale a dire la condivisione di un orizzonte interpretativo di “riformabilità” dei sistemi in cui viviamo, non visti né come immodificabili, né come destinati all’ineluttabile convergenza verso un modello unico – tale è la visione di Streek – e, anzi, considerati nella loro molteplicità di varianti: Piketty ripetutamente insiste sulla “grandissima diversità dei modelli economici osservati nel tempo e nello spazio, in particolare dei sistemi che si richiamano al capitalismo oppure al socialismo” (p. 374); Salvati e Dilmore manifestano a più riprese la loro affinità con l’approccio denominato <em>variety of capitalism. </em>I tre libri divergono, talora parzialmente talaltra vistosamente, sia nella individuazione specifica di ciò che non ha funzionato e non funziona nelle economie contemporanee; sia nella identificazione delle possibili vie di trasformazione futura, cercate da Salvati e Dilmore in quello che chiamano “liberalismo inclusivo”, da Piketty nel “socialismo partecipativo” e da Florio nella costituzione di soggetti pubblici a scala sovranazionale generanti innovazioni dirompenti per l’avvenire.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Laura Pennacchi Copyright (c) 2022 Laura Pennacchi https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/158 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Perché non c’è il socialismo negli Stati Uniti? http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/159 <p class="p1">Quando Werner Sombart, nel 1906, scrisse il suo libro <em>Warum gibt es in den Vereinigten Staaten keinen Sozialismus?</em> probabilmente non immaginava che la risposta alla sua domanda era in fondo molto semplice: ogni volta che i lavoratori americani hanno tentato di organizzarsi, la loro azione sindacale e politica è stata repressa nel sangue dalle classi dirigenti. Molto più di quanto si sappia: la narrazione convenzionale sulla conquista del West e il mito dell’<em>America Dream </em>hanno nascosto, e nascondono tuttora, la brutalità con cui il regime politico degli Stati Uniti fu costruito e mantenuto. CE lo ricordano due libri, di cui il primo è un romanzo che abbraccia mezzo secolo di vita e di lotte nel Nordovest americano, <em>Deep River</em> di Karl Marlantes. Il secondo, <em>When Workers Shot Back: Class Conflict from 1877 to 1921</em>, è un ambizioso studio di Robert Ovetz, che insegna alla San José State University in California.</p> Fabrizio Tonello Copyright (c) 2022 Fabrizio Tonello https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/159 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Robot e umani: quale cooperazione? http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/160 <p class="p1">Il libro curato da Renato Grimaldi, <em>La società dei robot</em>, rappresenta un tassello importante per conoscere lo scenario del nuovo mondo tecnologico che sta avanzando velocemente e per attrezzarci a diventarne cittadini informati e partecipi. I 25 contributi che coinvolgono 52 esperti nazionali ed europei affrontano in una prospettiva multidisciplinare (biologia, ingegneria, informatica, filosofia, psicologia e sociologia) lo studio dei robot sociali e dei modelli tecnologici che permettono di comunicare tra di loro, con gli esseri umani e con l’ambiente in un processo interattivo e circolare. Gli ambiti di applicazione riguardano principalmente il settore sanitario, assistenziale ed educativo, spesso tenuti in minore considerazione, rispetto alle applicazioni nei settori produttivi e economici, ma fondamentali per il disegno di un mondo futuro più equo e inclusivo. Il quadro di riferimento è un modello della mente dell’attore che interagisce con l’ambiente circostante in relazione con l’intelligenza artificiale applicata ai comportamenti umani.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Mariella Berra Copyright (c) 2022 Mariella Berra https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/160 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Alain Supiot: evoluzione della subordinazione e certezze discutibili http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/161 <p class="p1">Di Alain Supiot, giuslavorista francese, ci occupammo tutti noi interessate e interessati al mondo del lavoro (sia giuriste e giuristi, sia sociologhe e sociologi), più di venti anni fa, quando fu pubblicato il rapporto diretto da lui per la Commissione europea <em>Au-delà de l’emploi - Transformations du travail et devenir du droit du travail en Europe</em> (Flammarion, Paris, 1999; trad. it. <em>Il futuro del lavoro</em>, Carocci, Roma, 2003). Si trattò di un primo tentativo organico di mettere a fuoco la grande difficoltà in cui si erano venuti a trovare tutti i Paesi europei nel disciplinare il lavoro, che negli ultimi anni aveva perso le sue caratteristiche originarie.</p> Roberta Bortone Copyright (c) 2022 Roberta Bortone https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/161 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 L’ altra metà della partecipazione http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/162 <p class="p1"><span class="s1">Il recente volume <em>Donne e politica in Umbria fra Resistenza e ricostruzione</em>, curato da Lucia Montesanti e Francesca Veltri, analizza la linea di confine tra cittadinanza come <em>status</em>, ovvero come insieme di pretese giuridicamente rilevanti, e cittadinanza come <em>processo</em>, come traduzione dei diritti politici astrattamente riconosciuti in prassi, in comportamenti concreti. Lo fa mettendo in luce le prime crepe di una politica considerata fino ad allora “un affare totalmente maschile” (p. 213), ma, come scrisse Leonard Cohen in una delle sue poche canzoni ottimistiche, “c’è una crepa, una crepa in ogni cosa. È così che entra la luce”.</span></p> Maurizio Cerruto Copyright (c) 2022 Maurizio Cerruto https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/162 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Emozioni e letteratura come risorse sociologiche http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/163 <p class="p1">Quando Gabriella Turnaturi utilizzò le pagine de <em>La principessa di Clèves</em> di M.me de La Fayette per analizzare lo studio sul <em>flirt</em> di Georg Simmel, ricordo che diversi “puristi” di una certa vetero-sociologia storsero il naso, interdetti non meno che offesi da quello che ai loro occhi appariva come un oltraggio all’utilizzo esclusivo di interpretazioni consolidate (e imbalsamate) nei confronti dei classici. Correva l’anno 1994, il libro era <em>Flirt, seduzione amore. Simmel e le emozioni</em> (Anabasi, oggi ripubblicato col titolo <em>Amorevoli difficili incontri</em>) e Turnaturi anticipava il futuro in Italia, riproponendo un’attività di studio già in uso da diverso tempo negli Stati Uniti: lo studio sociologico della società attraverso l’analisi del rapporto tra emozioni e testi letterari.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Massimo Cerulo Copyright (c) 2022 Massimo Cerulo https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/163 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Tempo e forma in Proust http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/164 <p class="p1">Chi si interessa alla filosofia del tempo – perlomeno da come questa viene a configurarsi a partire dalla nota <em>prova d’irrealtà</em> di McTaggart – conosce bene temi e strutture per lo più discusse. Se il tempo è successione di eventi e la successione è una relazione (prima-di/dopo-di), la realtà dovrà consistere in un finito o infinito “verme” temporale. Come possibile altrimenti identificarlo con relazioni se queste non implicano l’esistenza di entrambi i termini? I fautori di tale posizione vengono spesso indicati come “eternisti”. All’opposto, si situano coloro che attribuiscono unica realtà al presente (“presentisti” la loro sigla), per i quali l’esistenza è meritata solo dal momento attuale. Ma se la decisione della natura della più (apparentemente) ineffabile delle entità è limitata all’agone fra i due – ci si potrebbe domandare – cosa ne è della vita? Da un lato, quanto ne risulta è una sorta di mondo dipinto, una collezione di “fermo immagini” senza film; dall’altro, l’esistenza è condannata al perenne passare senza che – questo il punto – si sia in grado di percepire, cogliere e appunto vivere <em>ciò</em> che passa. Varrebbe il commento poetico di Rebora: “perde/chi scruta/l’irrevocabil presente”. Ludwig Wittgenstein – <em>appassionato lettore di Proust</em> – nella sua fase matura osservava perplesso: “Potremmo provare un ardente amore o un’ardente speranza per un secondo? <em>Qualunque </em>cosa preceda questo secondo, qualunque cosa lo segua?” È raro – con l’eccezione appunto di Wittgenstein, e di Bergson (oramai poco letto) – che i filosofi del tempo, per lo più di tradizione analitica, cerchino sollecitazioni, indicazioni, spunti teorici dalla grande letteratura, anche quando questa ha come suo principale oggetto il regno immarcescibile di Kronos.</p> Luigi Cimmino Copyright (c) 2022 Luigi Cimmino https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/164 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 L’ incerta fede degli italiani. La nuova religiosità nel mondo pluralista del XXI secolo http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/165 <p class="p1"><em>Persistenza</em> e <em>innovazione</em> sono le parole chiave con cui leggere la complessa ricerca sulla <em>Religiosità in Italia</em> condotta nel 2017 da Roberto Cipriani e Franco Garelli. I risultati principali di questo immenso lavoro di analisi della religiosità degli italiani sono ora disponibili nei due volumi qui recensiti. Il progetto di Cipriani e Garelli riprende altre ricerche sulla religiosità degli italiani condotte negli ultimi decenni (V. Cesareo, R. Cipriani, F. Garelli, C. Lanzetti, G. Rovati, <em>La religiosità in Italia</em>, Mondadori, Milano 1995; Garelli, <em>Religione all’italiana. L’anima del paese messa a nudo</em>, il Mulino, Bologna, 2011). Questo consente agli Autori di gettare uno sguardo <em>lungo tre decenni</em> sulla religiosità degli italiani e di comprendere <em>ciò che permane </em>e <em>ciò che muta </em>nei loro stili di vita religiosa.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Vittorio Cotesta Copyright (c) 2022 Vittorio Cotesta https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/165 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 La mascherina è il messaggio http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/166 <p class="p1"><span class="s1">Tra le immagini richiamate in modo automatico alla nostra mente quando evochiamo la pandemia di Covid-19 c’è la mascherina. Si tratta di un termine che in precedenza usavamo poco o niente, quasi esclusivamente per parlare di travestimenti infantili in epoca di carnevale. Poi, da quando le autorità sanitarie e politiche hanno sancito la presenza e la circolazione massiccia del virus nel nostro mondo globalizzato, sulla mascherina i discorsi si sono moltiplicati e infittiti. Per la verità non in modo univoco e non senza cambi di marcia: tra l’inverno 2020 e l’inverno 2022 – le date in cui si è consumata la calamità virale del Covid, la sua fase acuta – l’atteggiamento istituzionale nei confronti dei “dispositivi di protezione” è passato da una blanda raccomandazione all’obbligo di utilizzo, con tanto di significative sanzioni qualora fosse riscontrata un’infrazione.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></span></p> Stefano Cristante Copyright (c) 2022 Stefano Cristante https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/166 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Sette domande a Marcello Massenzio su Ernesto de Martino e la sua opera http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/143 <p class="p1">D.<em> Puoi raccontarci uno dei retroscena delle recenti ri-pubblicazioni francesi e italiane di Ernesto de Martino che avete promosso?</em></p> <p class="p2">R. Più che di retroscena parlerei di un momento estremamente delicato nell’edizione francese (2016) della<em> Fine del mondo</em>, molto diversa dalla precedente versione italiana (1977). Il volume prevedeva l’introduzione dei tre curatori. Daniel Fabre non ha potuto completare la sua parte perché è scomparso prematuramente ed è toccato a me e a Giordana Charuty chiudere il suo lavoro. Ci è venuta in mente un’idea rivelatasi molto fertile: attingere a uno scritto in cui Fabre aveva già trattato la <em>Fine del mondo</em>, inserendo de Martino in un pantheon di grandi intellettuali europei: Daniel, in nome dell’<em>anthropologie de l’histoire,</em> ha posto in relazione de Martino con Weber, Dumont, Huizinga, Ariès,<span class="Apple-converted-space">&nbsp; </span>Francastel, Foucault, proprio per dare la misura della portata europea del suo pensiero.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Giovanni Pizza, Pino Schirripa, Marcello Massenzio Copyright (c) 2022 Giovanni Pizza, Pino Schirripa, Marcello Massenzio https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/143 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 La crisi della civiltà e l’allargamento dell’autocoscienza per rischiarare l’azione http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/144 <p class="p1"><em>Naturalismo e storicismo nell’etnologia</em> rappresenta l’esordio di Ernesto de Martino nella cultura italiana e nel dibattito scientifico che riguarda la costruzione delle scienze etnologiche. Un esordio sfavillante, potremmo dire, visto che il giovane autore assumeva su di sé il compito titanico della critica radicale alle correnti etnologiche del suo tempo in nome della rifondazione epistemologica delle scienze dell’uomo. Da ciò si evince quale fosse la portata dell’opera e le particolari ambizioni del suo autore. L’opera prima di de Martino è altresì uno dei libri meno fortunati dell’etnologo napoletano, perlomeno da un punto di vista editoriale. Infatti, assieme a <em>Magia e civiltà</em> (1962), risulta assente dalle librerie da diversi anni, nonostante una nuova edizione del 1997 per la casa editrice Argo, con la curatela di Stefano De Matteis e un ricco apparato critico e documentario. La prima edizione dell’opera si situa all’interno di una delle collane editoriali più prestigiose per la cultura italiana del primo Novecento, la “Biblioteca di Cultura Moderna” ideata da Benedetto Croce presso l’editore Laterza. La copertina del libro ci ricorda come il tempo venisse all’epoca misurato non solo a partire dalla nascita di Cristo, ma anche dalla marcia su Roma. Infatti, in numeri arabi troviamo l’anno di edizione dell’opera, 1941, mentre in numeri romani, XIX, troviamo il suggello temporale dell’era fascista. In esergo, una dedica al maestro universitario di de Martino e suo relatore di tesi, Adolfo Omodeo. Alla fine del volume, scopriamo che la stampa era avvenuta già il 12 ottobre 1940. Il ritardo nella distribuzione e la impossibilità di ristampare il volume negli anni più cupi della guerra ci aiutano, in parte, a capire come mai il testo non abbia avuto riedizioni. La guerra e la catastrofe dell’Europa e dell’Italia aleggiano sulla stesura di questo libro, ne determinarono alcuni orientamenti di fondo che si riveleranno strategici e fecondi e ne minarono le possibilità di circolazione negli anni immediatamente successivi.</p> Antonio Fanelli Copyright (c) 2022 Antonio Fanelli https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/144 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Su Morte e pianto rituale: alcune osservazioni critiche http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/145 <p class="p1">Vi sono opere che viene da criticare in ogni loro parte, ma che, se prese nella loro totalità, possono dare la suggestione del capolavoro. È il caso di <em>Morte e pianto rituale</em>. Presentando quest’ultima edizione, Marcello Massenzio si posiziona nella schiera degli esaltatori dell’opera, tra un cospicuo numero di studiosi italiani e stranieri. In questa breve nota, mi pongo invece nel gruppo altrettanto numeroso di quei critici che si sono soffermati sulle sue parti, tralasciando per il momento di riflettere su questa magia di <em>MPR</em> che sa attirare strali sui suoi frammenti e lodi sull’insieme.</p> Leonardo Piasere Copyright (c) 2022 Leonardo Piasere https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/145 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Quello che non c’è: osservazione etnografica e ricostruzione storiografica http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/146 <p class="p1">Sappiamo che l’espressione “trilogia meridionalistica” con la quale per lungo tempo sono state identificate le etnografie di Ernesto de Martino era il frutto di una lettura semplicistica della sua opera, che ha a lungo pesato sulla sua ricezione. Evitando di ricadere in questa illusione prospettica, mi pare comunque utile ragionare su un aspetto delle tre etnografie che si presta a essere oggetto di comparazione, nel senso che a questo termine avrebbe dato lo stesso de Martino: un’operazione che ha a che fare tanto con il riconoscimento delle somiglianze quanto delle differenze individuanti.</p> Gino Satta Copyright (c) 2022 Gino Satta https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/146 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Le passioni dell’etnografia d’équipe. Sulla Terra del rimorso (1961) http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/147 <p class="p1">Apparso per Il Saggiatore a Milano nel 1961, il libro <em>La terra del rimorso. Contributo a una storia religiosa del Sud</em> è un autentico capolavoro. Ciò spiega perché, soprattutto sul territorio che fu interessato dalla inchiesta collettiva capeggiata da de Martino, esso costituisca oggi un’opera-culto. Diviso in tre parti (1. <em>Salento 1959</em>; 2. <em>La terra del rimorso</em>; 3. <em>Commentario Storico</em>) e in cinque appendici, esso dà conto della ricerca che, prima in sede e poi sul campo, de Martino portò a termine nel 1959 sul tarantismo in Salento, per poi darsi alla scrittura del libro.<span class="Apple-converted-space">&nbsp;</span></p> Giovanni Pizza Copyright (c) 2022 Giovanni Pizza https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/147 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Ma l’Occidente ha fatto i conti con la magia? Alcune riflessioni su Magia e civiltà http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/148 <p class="p1">Nel 1962, chiusa con <em>La terra del rimorso</em> (1961) la stagione delle etnografie meridionaliste, Ernesto de Martino pubblica due volumi di diverso tenore e intenzioni: <em>Magia e civiltà</em> e <em>Furore, simbolo valore</em>. Il secondo è stato molto discusso, fin dalla sua pubblicazione (con la celebre e brevissima stroncatura di Paolo Toschi), mentre minore eco ha avuto sicuramente il primo, che è quello su cui mi concentrerò. Il volume è di fatto un’antologia in cui vengono raccolti e commentati criticamente diversi contributi che ruotano intorno al problema della magia. Si tratta quindi di un approfondimento, di carattere critico-storiografico, di uno dei punti chiave che ha attraversato per intero la produzione dello studioso napoletano. Non si tratta però di un mero resoconto su teorie e punti di vista, perché lo scopo del volume è più ambizioso. Da una parte, richiama temi già presenti nella sua riflessione precedente; dall’altra, anticipa argomenti che saranno poi sviluppati nelle note che costituiscono il nerbo dell’opera cui stava lavorando, <em>La fine del mondo</em>, pubblicata nel 1977 a 12 anni dalla sua morte.</p> Pino Schirripa Copyright (c) 2022 Pino Schirripa https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/148 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Attualità e inattualità de La fine del mondo http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/149 <p class="p1">Il volume qui in esame è <em>La fine del mondo</em> di Ernesto de Martino, pubblicato da Einaudi nel 2019 con la cura di Giordana Charuty, Daniel Fabre e Marcello Massenzio. Questa nuova edizione ha apportato modifiche significative alla prima ricostruzione del lavoro postumo di de Martino che risale al 1977, curata da Clara Gallini e riedita poi nel 2002 con una nuova introduzione di Massenzio e Gallini. Quest’ultima, che fu allieva di de Martino, nel 1977 pubblicò, con una curiosa ambivalenza, un’introduzione corposa che sottolineava una certa inattualità di de Martino in quel saggio. Alla luce della nuova edizione, ma anche del momento attuale, che mi trova impegnata con la prima traduzione inglese del medesimo testo, il mio contributo riprenderà la questione dell’attualità e inattualità de <em>La fine del mondo</em>, così come si presenta nella sua nuova veste.</p> Dorothy Louise Zinn Copyright (c) 2022 Dorothy Louise Zinn https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/149 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200 Diversamente antropologi, egualmente filosofi http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/150 <p class="p1">Presentare assieme i due testi sopra indicati potrà sembrare, almeno di primo acchito, andare in cerca di un confronto eccentrico. Ernesto de Martino, certamente una delle figure di spicco della antropologia contemporanea, non solo italiana, ha dedicato i suoi interessi professionali soprattutto alla magia, limitando l’ambito dell’indagine in particolare al meridione italiano. David Graeber, recentemente scomparso, docente alla London School of Economics, è stato un antropologo di decisa vocazione politica, interessandosi all’economia capitalista e alla sue conseguenze sul piano della diseguaglianza fra esseri umani; David Wengrow insegna invece archeologia comparata allo University College di Londra ed è uno dei paleoantropologi attualmente più noti, anche per la precisione e correttezza con cui seleziona i dati in nostro possesso riguardo alla vita dei nostri più remoti antenati. Se questa è la prima differenza, la seconda sembra essere ancora più marcata. Il testo citato di de Martino – non credo affatto che la considerazione sia eccessiva – è un’opera di autentica antropologia filosofica, in cui lo studioso napoletano espone le sue idee sulla natura dell’essere umano <em>simpliciter</em>. Ad un testo di carattere prevalentemente empirico fa quindi da pendant un’opera che conclude con una proposta di pura teoria. Quanto interessa qui mettere in rilievo sono però le analogie fra i due testi, analogie in cui le distanze si riducono non poco.</p> Luigi Cimmino Copyright (c) 2022 Luigi Cimmino https://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0 http://riviste.morlacchilibri.com/index.php/indiscipline/article/view/150 mar, 25 ott 2022 00:00:00 +0200