indiscipline - rivista di scienze sociali
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<p class="p1">La rivista vuole essere espressione di <em>libertà scientifica</em>. Libertà da cosa? In prima battuta dai processi di valutazione, anche se non dalla valutazione in quanto tale, in primo luogo quella dei nostri lettori. Il gruppo di coordinamento e, se necessario, quello dei collaboratori si incaricheranno di valutare i materiali raccolti. Intenzionalmente, non ci siamo dati comitato scientifico ed editoriale. <span class="s1">Il nome sottolinea l’intenzione di uscire dai reticoli organizzativi divenuti tipici delle riviste accademiche e dalle metodologie della loro classificazione, che spesso rendono complicate le procedure e periferico il ruolo delle redazioni e dei consigli scientifici. </span>Speriamo di fare un buon lavoro, onesto, intelligente e anche un po’ provocatorio. Ma, detto in estrema sintesi, non ci interessa la logica corrente dell’eccellenza.<span class="Apple-converted-space"> </span></p> <p class="p2">In secondo luogo, <em>libertà dai confini disciplinari</em>. La nostra è una rivista semestrale <em>open access </em>di scienze sociali: il concetto è sufficientemente chiaro da non richiedere, per lo meno in un editoriale, dotte disquisizioni. Saremo ben felici di recensire lavori interdisciplinari, che si muovono ai confini dei saperi; lavori diversamente orientati – dal punto di vista degli approcci e dei paradigmi scientifici e culturali – che affrontano i medesimi problemi; oppure, più semplicemente, lavori disciplinari che portano contributi importanti alla conoscenza della realtà sociale.<span class="Apple-converted-space"> </span></p>Morlacchi Editoreit-ITindiscipline - rivista di scienze sociali2784-8272<p><a rel="license" href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/"><img alt="Licenza Creative Commons" style="border-width:0" src="https://i.creativecommons.org/l/by-nc/4.0/88x31.png" /></a><br />Quest'opera è distribuita con Licenza <a rel="license" href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/">Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale</a>.</p>Dialogando con ChatGPT: lo sguardo dell’intelligenza artificiale sul ruolo delle scienze sociali
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<p class="p1">All’inizio del 2024, il Coordinamento editoriale di <span class="s1"><em>indiscipline</em></span> ci ha proposto di sperimentare l’uso di un Large Language Model (LLM) per scrivere un intervento sul ruolo attuale delle scienze sociali. L’argomento è stato precedentemente affrontato sulla rivista da contributi di Pennacchi (1/2024), Giannini e Santambrogio (2/2023). La proposta nasceva da una curiosità diffusa in ambito accademico. I LLMs, alcuni dei quali hanno adesso ormai accesso a vasti archivi di informazioni (per esempio PubMed, JSTOR e ScienceDirect e altri), sono in grado di generare testi che possano misurarsi con il livello di competenze, la capacità analitica e la profondità di analisi di una persona esperta nel settore? Obiettivo del nostro piccolo esperimento è stato quindi quello di produrre un testo usando un LLM accessibile – per costi e competenze tecnologiche – alla maggioranza delle persone e controllare se l’intelligenza artificiale possa rispondere agli standard della comunità scientifica e sostituirsi al pensiero umano. Prima di proporre il testo generato dal LLM, descriviamo il processo che ha portato alla sua realizzazione.</p>Norberto AlbanoTania Parisi
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2024-10-142024-10-14428292Un’utopia ancora realistica? Il diritto dei popoli al tempo della fine della pace
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<p class="p1">Riprendere in mano oggi <em>Il diritto dei popoli </em>è come essere catapultati in un’altra epoca da una macchina del tempo. Ciò che nell’ultimo lustro del secolo scorso appariva uno schema di <em>global governance</em> cauto e semmai esposto a critiche di conservatorismo oggi appare assumere contorni utopici. Non più forse di un’utopia <em>realistica, </em>come Rawls qualificava il suo tentativo, ma dell’utopia pura e semplice, se con questa intendiamo uno stato del mondo che non si vede come possa essere raggiunto a meno di un radicale cambio di orizzonte, aldilà della portata degli attori presenti in campo.</p>Alessandro Ferrara
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2024-10-142024-10-14426170Il diritto dei popoli e la fine dell’ordine mondiale liberale
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<p class="p1">A detta di molti osservatori, ci apprestiamo ad un cambio di paradigma nelle relazioni internazionali. La fine dell’ordine mondiale liberale è una possibilità concreta (Parsi 2021). La guerra è tornata in Europa con l’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina. Il Medioriente è in fiamme, solcato dai missili iraniani e da quelli dei suoi proxies come Hezbollah e Hamas. Israele, in riposta ad uno dei peggiori attacchi terroristici della storia recente, finisce per bombardare incessantemente Gaza, causando decine di migliaia di vittime civili. Ansar Allah (gli Houthi) minacciano il transito dei mercantili attraverso Suez. La Cina, forte del suo recente e strepitoso sviluppo economico e tecnologico, paventa apertamente l’ipotesi di una riunificazione tutt’altro che pacifica con Taiwan. Un mondo multipolare non è, allo stato dei fatti, ancora una possibilità concreta: il divario economico, di capitale umano e di forza militare fra l’Occidente (e le liberal democrazie più in generale) e i suoi principali competitors rimane molto ampio. Quello che la realtà ci consegna è invece l’apparente sgretolarsi di una impostazione politica, istituzionale, economica e morale delle relazioni internazionali come queste erano state concepite sin dalla fine del secondo dopoguerra dagli USA e i loro alleati.</p>Pietro Maffettone
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2024-10-142024-10-14427180Una sociologia per la società mondo: Zeitdiagnose e compiti dei sociologi
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<p class="p1"><em>Una civiltà in crisi. Contraddizioni del capitalismo</em>, di Luciano Gallino, curato dall’allieva Paola Borgna, per la collana <span class="s1"><em>Passaggi</em></span> di Einaudi, 2023, rappresenta il culmine della diagnosi che lo studioso torinese stava conducendo sulla trasformazione del modo di produzione industriale, l’avvento del capitalismo finanziario (le banche, la finanza ombra e gli investitori istituzionali), con la preminenza della creazione di denaro (e del debito) sulla produzione di valore d’uso, l’ideologia neoliberale, le disuguaglianze sociali, la disoccupazione e la precarietà, la crisi del <em>welfare state</em>, la perdita di sovranità dei sistemi politici sino agli effetti sulla riproduzione del mondo della vita e sull’ecologia del nostro pianeta. In una serie battente di saggi dalla fine degli anni Novanta sino ai tre libri compendiati nel volume che qui recensiamo – <em>Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi</em> (2011); <em>Il colpo di stato di banche e governi</em>. <em>L’attacco alla democrazia in Europa</em> (2013) e <em>Il denaro, il debito e la doppia crisi spiegati ai nostri nipoti</em> (2015) –, Gallino aveva preso coscienza della necessità di una presa di posizione forte da parte della sociologia, sia come re-visione epistemologica e teoretica sia come responsabilità degli accademici di fronte alle sfide del nuovo tempo. Ricordandone la traiettoria intellettuale, Franco Rositi parlava di una “svolta radicale che la sua riflessione e la sua ricerca hanno avuto intorno al nuovo secolo” (Rositi 2018, p. 37; 2016). Una radicalità che, per austerità, metodo e devozione alla ricerca, come tributava Mario Aldo Toscano, nel conferirgli la <em>laurea honoris causa</em> a Pisa, nel gennaio 2011, Gallino ha interpretato con la “qualità professionale autenticamente drammatica che Max Weber attribuiva all’impresa conoscitiva razionale in un mondo attraversato dal disincanto” (Toscano 2011).</p>Luca Corchia
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2024-10-142024-10-144294103La legalità come domanda di vita
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<p class="p1">Che l’Italia sia il paese delle piccole e grandi illegalità che si alimentano e legittimano reciprocamente è purtroppo cosa ben nota (lapidarie le parole di Falcone: “la mafia ci rassomiglia”). Di qui l’esigenza di un grande progetto di educazione alla legalità che Nando Dalla Chiesa inaugura nel 2015, all’Università degli Studi di Milano quando, forte del successo dei suoi corsi sulla criminalità organizzata, dà vita a un nuovo insegnamento denominato appunto ‘Educazione alla legalità’. Insegnamento che però sembra non godere della stessa popolarità tra gli studenti, quasi che l’assunto che ne era l’origine – che “nella diffusione dell’illegalità nel nostro Paese avesse un ruolo decisivo una pluralità di culture teoricamente innocenti condivise dalla gente comune” – fosse una sfida poco allettante (p. 33). Quasi che pensare alla legalità come un obbiettivo che in primo luogo ciascuno deve conquistare e promuovere seducesse molto meno che pensare alla legalità come mero strumento per combattere le mafie.</p>Annarita Calabrò
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2024-10-142024-10-1442104113Comunicazione, reti e relazioni durante la pandemia
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<p class="p1">La pandemia causata dal virus SARS-CoV-2 ha notevolmente modificato la comunicazione e la concezione del rapporto tra chi comunica e chi riceve un messaggio. Lo stato d’emergenza sanitaria, con i lunghi mesi di <em>lockdown</em>, ha messo sicuramente in luce le potenzialità del digitale e delle nuove tecnologie, associate spesso a un ruolo didattico e comunicativo e, paradossalmente, messo in discussione modalità di agire che si ritenevano consuete. Il volume curato da Alessandra Dionisio mette in luce le trame semisconosciute che hanno caratterizzato, anche dal punto di vista della comunicazione, questo lungo periodo. È un lavoro innovativo, multidimensionale e multidisciplinare, adatto e aperto non solo a un pubblico di addetto ai lavori, o che si occupa in senso generico di comunicazione, ma utile alla società odierna, dal momento che indaga, in maniera molto approfondita, la rete comunicativa e anche aspetti delle relazioni quotidiane e delle reti intessute durante il delicato periodo della pandemia. Quindi momenti che sono rimasti indelebili nella memoria di ognuno, considerata la straordinarietà dell’evento, e che adesso vengono esaminati da diversi studiosi, in chiave critica e scientifica. Si tratta di un testo quanto mai attuale per affrontare tematiche ancora aperte e guardare al futuro con nuove consapevolezze, che indaga le abitudini informative degli italiani, in maniera specifica durante la pandemia, il ruolo dei social network sulle famiglie e sugli adolescenti, i vari dualismi contraddittori della sfera sanitaria, fino a uno sguardo sul metaverso.</p>Valentina Certo
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2024-10-142024-10-1442114121Houston, we have a problem
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<p class="p1">Limes è entrata nel suo trentunesimo anno. Fondata nel 1993 da Lucio Caracciolo, la rivista bimestrale di geopolitica è diventata mensile nel 2013. Nella fase che stiamo vivendo la sua visibilità è aumentata: non solo perché il suo fondatore e direttore è spesso convocato nei salotti televisivi per la sua sobria e sottile competenza in politica internazionale, ma perché Limes macina numeri monografici di tutto rispetto su temi molto complessi, riuscendo ad aggiornare le analisi e a mettere insieme prospettive e sguardi specialistici diversi e complementari. Non è una rivista accademica, ma è una rivista da studiare. Gli articoli sono spesso un po’ più brevi rispetto alle tradizionali riviste scientifico-universitarie e hanno un numero di note non strabordante, ma la densità dei saggi li rende quasi sempre molto utili, se non preziosi. Nel terzo numero del 2024 la rivista prende di petto la maggior potenza mondiale, gli Stati Uniti d’America, e mette insieme una batteria di strumenti critici in grado di produrre un effetto di vistoso contropelo. Il monografico è diviso in tre parti: la prima, di gran lunga la più corposa, è dedicata alla ‘Crisi dell’impero’ (13 saggi e 3 interviste); la seconda alla ‘Crisi della repubblica’ (6 saggi); la terza al ‘Fallimento delle università’ (5).</p>Stefano Cristante
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2024-10-142024-10-1442122131Dall’Intelligenza alla Comunicazione artificiale? Sociologia e possibilità teoriche
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<p class="p1">Nella pervasiva tematizzazione dell’intelligenza artificiale tende a riprodursi, tanto nei media e nell’opinione pubblica quanto a livello politico-istituzionale, la classica contrapposizione tra rischi e pericoli di una tecnologia emergente (di cui si possono soltanto tentare di prevedere gli effetti) da un lato, ed entusiasmo per le possibilità che essa offre già nel presente, dall’altro. Questa tensione viene modulata in maniera variegata a seconda dell’osservatore, dando vita a una pluralità di posizioni, che oscillano fra l’apertura incondizionata e la prudenza, fra l’impegno e l’indifferenza. Quello che non viene mai messo in dubbio è però il concetto stesso di <em>intelligenza</em> artificiale, usato fra l’altro per indicare un insieme di differenti tecnologie (<em>machine learning</em>, <em>deep learning</em>, <em>natural language processing</em>, ecc.). Si parte cioè dall’idea che le macchine (o meglio gli algoritmi) abbiano raggiunto uno stadio di sviluppo tale non solo da eseguire istantaneamente un volume immane di operazioni logico-matematiche per cui sono state programmate, ma che consenta ormai loro di produrre risultati inaspettati, le cui premesse non sono date in partenza, risolvendo così una serie di problemi altamente complessi attraverso risposte e soluzioni creative. Su tale presupposto, le scienze umane e sociali si sentono chiamate a fornire un contributo interpretativo e critico, che possa stare al passo con l’avanzamento tecnologico e il suo sfruttamento commerciale, ma anche ad accompagnarne le applicazioni in vari ambiti concernenti il bene pubblico (salute, tutela dell’ambiente, ecc.) – da cui ad esempio lo sviluppo di un’etica, di una filosofia e di un diritto dell’intelligenza artificiale, con le loro varianti (es. algoretica). In gioco c’è, naturalmente, la tutela di valori, libertà e diritti e concetti (es. autonomia) caratteristici della tradizione moderna, e soprattutto la necessità di affrontare le implicazioni concrete dell’AI per soggetti, organizzazioni e istituzioni, fornendo agli stessi un orientamento per il suo utilizzo.</p>Matteo Finco
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2024-10-142024-10-1442132140Oltre Rawls: democrazia, costituzione e sovranità nel liberalismo politico contemporaneo
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<p class="p1"><em>Sovereignty Across Generations. Constituent Power and Political Liberalism</em> (Oxford University Press 2023), ultima fatica filosofica e intellettuale di Alessandro Ferrara, recentemente uscita sotto il titolo di <em>Sovranità intergenerazionale. Potere costituente e liberalismo politico</em> (Società Aperta, marzo 2024), si presenta come la sua sfida forse più importante e decisiva, certamente quella più complessa e di ampio respiro. Questo libro, da un lato, ci mette a confronto con alcuni giganti del pensiero filosofico-politico e giuridico novecentesco; dall’altro, ci interroga su temi essenziali della nostra cultura filosofica, politica e giuridica tra cui, in primo luogo, il potere costituente come distinto dal potere costituito, il concetto di sovranità intergenerazionale e trans-generazionale e, <em>last but not the least</em>, la democrazia e la sua dimensione costituzionale.</p>Valerio Fabbrizi
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2024-10-142024-10-1442141150Karl Polanyi: l’epistemologia delle scienze sociali e le sfide del nostro tempo
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<p class="p1"><em>The Routledge Handbook on Karl Polanyi</em> è un libro importante, che testimonia la centralità dell’opera di Polanyi, un classico del Novecento. Esso ricostruisce le fonti del suo pensiero, ne misura la rilevanza dello strumentario scientifico, ne valuta l’efficacia esplicativa nell’esame della società contemporanea. Non casualmente, il report 2016 <em>UNCTAD</em> (United Nations Conference on Trade and Development) rileva che noi stiamo vivendo “a Polanyi era”: una fase storica in cui l’azione di “dangerously unregulated markets” non è controbilanciata da una coerente visione politica, in grado di prospettare soluzioni per i problemi attuali. I contributi del volume sono organizzati in cinque sezioni: <em>Polanyi’s early trainings</em>, in cui, nei saggi di János Gyurgyák, Diego De Bernardin Stadoan, Claus Thomasberger, è ricostruito il periodo di formazione di Polanyi; la corposa sezione (suddivisa in due parti) dedicata a <em>The ‘Great Transformation’</em>: i saggi di Bob Jessop, Cristiano Fonseca Monteiro e Raphael Jonathas da Costa Lima, Eren Duzgun, Hannes Lacher vertono sugli aspetti specificamente teorici dell’opera e quelli di Maria Markantonatou, Kari Polanyi Levitt, Michele Cangiani, Kris Millett e Sang Hun Lim, Francesco Soverina, Chikako Nakayama, Claus Thomasberger riguardano le analisi storiche; la sezione tre, <em>Historical and anthropological studies</em>, è dedicata agli studi storico-antropologici di Polanyi, con i contributi di Justin A. Elardo, David W. Tandy, Jérôme Maucourant; la quarta sezione, <em>Methodology and political philosophy</em>, è incentrata su temi epistemologici e metodologici, con i saggi di Michael Brie, Paula Valderrama, Hüseyin Özel, Michele Cangiani, Sabine Frerichs, Giorgio Resta, Chaitawat Boonjubun e Asad Zaman, Louis Mosar. Infine, la sezione quinta, <em>Current problems and debates</em>, in cui, nei saggi di Emrah Irzik e Gürol Irzik, Florin Poenaru, Geoff Goodwin, Federico Zuberman, Peadar Kirby, Pat Devine, vengono trattati problemi attuali.</p>Vitantonio Gioia
Copyright (c) 2024 Vitantonio Gioia
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2024-10-142024-10-1442151159Per capire cosa è la politica
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<p class="p1"><span class="s1">Che cos’è la politica? A cosa serve? Qual è il suo futuro? Questi interrogativi, su cui tuttora si arrovellano la sociologia e la scienza politica, sono al centro dell’interesse scientifico e della passione dell’autore sin da quando era un promettente allievo di Luciano Pellicani. Un interesse il suo mai sopito che lo ha spinto oggi, da attento osservatore dei fenomeni politici con una spiccata sensibilità per le nuove forme di partecipazione civica e per le trasformazioni della sfera pubblica, a (ri)prendere in mano il bandolo della matassa e a lanciare l’ennesima sfida a questo insidioso demone a cui, nel tentativo di definirne i connotati nel modo </span>più verosimile e accurato possibile, ha dedicato la sua ultima fatica.</p>Vito Marcelletti
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2024-10-142024-10-1442160165In cammino attraverso il deserto
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<p class="p1">Le religioni abramitiche – cioè l’ebraismo, il cristianesimo e l’islam – sono dette anche ‘religioni del libro’ in quanto basano il proprio credo su testi ritenuti sacri, fondanti. Comprendere quei ‘testi sacri’ è un obiettivo imprescindibile, poiché è in gioco la salvezza eterna. Ma tale compito non è sempre facile, bisogna saperlo svolgere bene. Una prima strada, che si vanta di essere lineare, è quella tracciata dal fondamentalismo: il testo sacro non solo è espressione di Dio, ma, in sostanza, è stato dettato letteralmente da Lui; e dunque l’interpretazione letterale è l’unica legittima, la sola in grado di non distorcere quei significati. Da qui il rifiuto di ogni ermeneutica, la certezza su ciò che è vero e ciò che è falso, con esiti spesso intransigenti e autoritari sul piano sia religioso, sia politico. A mio avviso, non rientrano nell’alveo fondamentalista la lettura ‘<em>sine glossa</em>’ o quella basata sulla ‘<em>sola scriptura</em>’: due criteri esegetici indicati rispettivamente da Francesco d’Assisi e da Lutero per contrastare le interpretazioni che oggi potremmo chiamare ‘ideologiche’, cioè funzionali al potere ecclesiastico-politico di allora. Una preoccupazione che mantiene una sua attualità.</p>Paolo Montesperelli
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2024-10-142024-10-1442166172L’anima: una scia di luce tra terra e cielo
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<p class="p1">Nella collana <span class="s1"><em>Gli anelli di Saturno</em></span>, dedicata all’estetica, ai media e ai linguaggi dell’arte per la casa editrice Meltemi, si inserisce con rilievo la raccolta di saggi <span class="s1"><em>Georg Simmel. Variazioni estetiche</em></span>, a cura di Federica Pau e Luca Vargiu. Prendere il largo è un piacere quando al timone c’è la materia viva simmeliana. Chi ancora non conosce il filosofo, sociologo, studioso dell’arte e del paesaggio, poeta, curioso conoscitore di tutto ciò che riguarda l’umano, la vita e la bellezza potrà accostarsi a questo lavoro, che appassionerà. E ciò sarà possibile anche per via di autorevoli studiosi italiani e stranieri di varie discipline – dall’estetica alla storia della filosofia, dalla germanistica alla geografia –, che nel volume declinano il campo estetico, al quale Simmel ha dedicato parte delle sue ricerche nelle molteplici forme.</p>Alessandra Peluso
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2024-10-142024-10-1442173178“Estrarre” o “generare” conoscenza? Dilemmi epistemologici e virtù metodologiche emergenti da un’indagine empirica sulla religiosità in Italia
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<p class="p1">Il volume si inserisce nella cospicua serie di testi che accompagnano e arricchiscono la diffusione dei risultati della recente indagine sulla religiosità in Italia, curata da Roberto Cipriani (Cipriani 2020), serie che persegue il meritorio obiettivo di mostrare come l’enorme messe di dati raccolti siano il frutto dell’adozione di metodi differenziati di analisi, e come tale opzione consenta di assegnare alle generalizzazioni empiriche una legittimazione molto estesa e profonda basata proprio sulla pluralità metodologica – aspetto non consueto nel panorama delle ricerche empiriche nazionali e internazionali. Alcuni di questi testi – come quello considerato in questa recensione -, dunque, hanno una vocazione specificamente metodologica e illustrano con efficacia i diversi modi attraverso cui una medesima base empirica possa essere ispezionata con efficacia per generare conoscenze utilizzabili e comparabili ai fini dell’avanzamento teorico (cfr. Cipriani, Faggiano, Piccini 2020; Punziano 2020; Quagliata 2020).</p>Andrea Salvini
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2024-10-142024-10-1442179187“Il sentiero si traccia camminando”. È possibile domare il finanzcapitalismo?
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<p class="p1">Questo ultimo di Luciano Gallino è un testo importante. In realtà, si tratta di una selezione dei suoi ultimi tre libri (Gallino 2011; 2013; 2015) fatta molto opportunamente da Paola Borgna. La selezione consente di entrare in contatto in modo esauriente con le riflessioni che Gallino ha svolto sulla crisi del neoliberismo e su quella, strettamente legata ad essa, della civiltà-mondo. Il libro è già stato molto bene recensito su questa rivista da Gianfranco Bettin Lattes (2024), ma, a mio modo di vedere, è talmente ricco e articolato da consentire una discussione ampia, spero in grado di metterne in luce la complessità, discussione che mi piacerebbe non si fermasse a queste mie note.</p>Ambrogio Santambrogio
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2024-10-142024-10-1442188197Intelligenza artificiale e sfruttamento: una nuova pagina nello studio della storia sociale del modo di produzione capitalistico
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<p class="p1">Il contributo di Matteo Pasquinelli al dibattito globale sulle origini, il senso e gli orizzonti di quel complesso intreccio politico, economico, sociale e filosofico che va sotto il nome di <em>Artificial Intelligence</em> (<em>hitherto</em>, AI) offre la possibilità alla comunità scientifica italiana di ragionare su di un tema spartiacque della contemporaneità, ma di farlo – circostanza non frequentissima – a partire da una posizione di avamposto teorico e interpretativo. Pasquinelli cambia le coordinate interpretative del problema con l’acume di chi rende immediatamente autoevidenti realtà che erano sotto gli occhi di tutti, ma rimanevano obnubilate dall’astigmatismo dell’ideologia (in senso marxiano) dominante. La tesi centrale del libro è la risposta alla domanda ‘cos’è l’AI?’. L’intelligenza artificiale – sostiene Pasquinelli – non è una forma tecnologicamente evoluta d’imitazione della mente umana. Non è l’attività essenziale del trovare soluzioni scalabili a problemi articolati su livelli incrementali di progressiva inaccessibilità alle facoltà del singolo individuo. L’AI è <em>intelligenza del lavoro e delle relazioni sociali</em>. Ovvero, un progetto tecno-politico teso alla cattura (in senso foucaultiano) della conoscenza espressa attraverso comportamenti individuali e collettivi, codificati per mezzo di modelli algoritmici capaci di automatizzare le più diverse attività: dal riconoscimento e la manipolazione di un oggetto alla traduzione linguistica al processo decisionale (p. 2).</p>Gennaro Ascione
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2024-10-142024-10-1442199204L’intelligenza artificiale supererà quella umana?
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<p class="p1"><span class="s1">L’intelligenza artificiale è sempre meno un argomento per appassionati di letteratura e film di fantascienza o per pochi addetti ai lavori. A interessarsi a suoi ai svariati aspetti applicativi e teorici non sono solo più ricercatori del mondo accademico e delle industrie ad alta tecnologia e il suo campo di applicazione è ormai quasi generalmente riconosciuto in tutti settori dell’organizzazione sociale. La diffusione di Chat Gtp, la chatbot di intelligenza artificiale generativa che, grazie ad algoritmi di deep learning, sulla base degli input ricevuti, può generare risposte simili a quelle umane ha suscitato in studiosi e gente comune inquietanti e ottimistiche speranze. In questo ricco dibattito fra apocalittici e integrati, o fra timorosi e fiduciosi, il libro di Melanie Mitchell aiuta a rispondere alla domanda seducente e inquietante se l’intelligenza artificiale riuscirà a raggiungere il livello dell’intelligenza umana. Di formazione matematica, con un dottorato in intelligenza artificiale, professoressa di computer science alla Portland State University e di complessità al Santa Fé Institute, l’autrice combina le sue conoscenze di tecnologia e scienze cognitive. Ma galeotto per la sua formazione interdisciplinare fu l’incontro con l’autore del bestseller pubblicato nel 1979, <em>Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante</em>, Douglas Hofstadter, con il quale lavorò durante le ricerche per il dottorato. Di qui sviluppa la considerazione che nello studio della intelligenza artificiale sia necessario cercare una interazione più stretta con altri settori disciplinari come la psicologia, la biologia e la neurologia. Infatti, i computer artificialmente intelligenti acquisiscono certamente una maggiore intelligenza, ma in un modo diverso dall’intelligenza umana. Solo quando una macchina, ci rassicura l’autrice, <em>sarà in grado di sentire delle cose </em>e possiederà la consapevolezza delle proprie azioni e dei propri sentimenti si potrà considerare pensante. Al momento attuale, pur avendo alle volte superato la capacità umana in compiti determinati, non è ancora in grado di cogliere i significati nella percezione, nel linguaggio e nel ragionamento, funzioni cognitive queste proprie degli esseri umani. Le stesse considerazioni si possono estendere anche al noto Chat GPT (va precisato che l’autrice non ne parla esplicitamente, in quanto il libro è stato scritto prima della sua apparizione). Qualora questa più diffusa e forse potente forma di chatbot di intelligenza artificiale generativa scrivesse una poesia non sarebbe spinta da un sentimento o una ispirazione come un poeta, ma la costruirebbe mettendo insieme parole prese dal suo immenso archivio sulla base di un algoritmo asettico, cioè non la creerebbe. </span></p>Mariella Berra
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2024-10-142024-10-1442205209La contro-rivoluzione del merito
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<p class="p1">Il libro di Luca Ricolfi, che esalta le virtù emancipatrici della “rivoluzione del merito”, pare voler fare da controcanto fin dal titolo a quello di Michael Sandel che aveva invece apertamente denunciato le colpe della “tirannia del merito”. La tesi argomentata dal sociologo torinese si può condensare nell’interpretazione che propone del senso ultimo della nostra Carta costituzionale: a differenza di quanti la celebrano per il suo spirito egualitario, secondo Ricolfi la Costituzione non avrebbe per oggetto “l’uguaglianza in astratto, ma la rivoluzione del merito” (p. 169). Una rivoluzione quella del merito che, se finalmente attuata, stimolerebbe gli individui a giocarsi ad armi pari le proprie <em>chance</em> nella competizione con gli altri e, così, propizierebbe virtuosi processi di mobilità sociale destinati a “rompere l’arroccamento su sé stessa della classe dirigente” (<em>Ibidem</em>).</p>Davide Borrelli
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2024-10-142024-10-1442210214La meritocrazia tra fortuna e capacità individuali
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<p class="p1">Robert H. Frank è professore di economia presso la Samuel Curtis Johnson Graduate School of Management della Cornell University ed è uno dei più apprezzati editorialisti economici del New York Times. L’idea alla base di <em>Fortuna e successo. Perché la buona sorte governa l’economia e come fare per meritarsela</em> è che la fortuna sia una parte dell’economia mal compresa e mal utilizzata. L’argomentazione si articola su quattro piani. In primo luogo, l’autore afferma che la fortuna gioca un ruolo importante nella vita delle persone, ma è distribuita in modo diseguale. In secondo luogo, sostiene che l’influenza della fortuna è cresciuta nel tempo. In terzo luogo, la distribuzione del reddito è diventata meno equa a causa della fortuna, ma i vincitori non hanno riconosciuto il ruolo svolto dalla fortuna per il loro successo. In quarto luogo, ritiene che la società possa divenire più equa se riconosce il ruolo della fortuna e si adopera affinché il ruolo della stessa fortuna venga ridotto. Per ridurre l’influenza della fortuna sarebbe sufficiente, secondo Frank, adoperare alcune piccole modifiche nella struttura fiscale e nella spesa pubblica.</p>Zaccarias Gigli
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2024-10-142024-10-1442215218Cosa sarò e farò da grande? Gli immaginari futuri dei pre-adolescenti della Generazione Z
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<p class="p1">La transizione alla vita adulta è un tema classico della ricerca sociologica. In particolare, la ricerca empirica ha dimostrato come, in tutte le società occidentali, i tempi e i modi in cui gli individui sperimentano i diversi eventi che traghettano verso l’età adulta – completamento degli studi, ingresso nel mercato del lavoro, raggiungimento dell’indipendenza abitativa, costituzione di un proprio nucleo famigliare e nascita del primo figlio – siano diventati più incerti, frammentati e dilazionati nel tempo per effetto dei diversi cambiamenti demografici, economici e culturali. Il volume di Saveria Capecchi e Maria Grazia Ferrari si inserisce all’interno di questo ricco contesto di ricerca associando, però, il classico tema della transizione alla vita adulta a un oggetto di analisi insolito: i bambini e le bambine preadolescenti. Le autrici si pongono, infatti, l’obiettivo di esplorare i progetti di vita che i giovani e le giovani della Generazione Z (nati fra il 1997 e il 2012) pensano di realizzare nel corso dei prossimi vent’anni e di indagare, al contempo l’influenza esercitata dalle principali agenzie di socializzazione – famiglia, scuola, gruppo dei pari, media – sul loro futuro immaginato.</p>Debora Mantovani
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2024-10-142024-10-1442219223Per non confondere merito e dono, ma nemmeno merito e meritocrazia
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<p class="p1">Luigino Bruni è un economista e uno storico del pensiero economico i cui ragionamenti chiamano sistematicamente in causa etica e studi biblici. È autore a dir poco prolifico, sicché non mi azzardo a dire che il libro in oggetto è il suo più recente. I suoi libri critici della meritocrazia non si contano: di recente, ho letto altri sedici suoi libri (due soli dei quali scritti con un coautore o una coautrice), di cui tredici contenenti ampi riferimenti alla meritocrazia. Quello in oggetto è uno dei suoi volumi in cui la critica della meritocrazia è più centrale. E ha molti punti di contatto, come l’autore chiarisce subito, con il suo unico volume interamente rivolto alla critica della meritocrazia, precedente di un anno, intitolato <em>La civiltà della cicogna </em>e sottotitolato <em>Un’indagine storico-teologica alle origini della meritocrazia </em>(probabilmente sono stati scritti in contemporanea). Ma entrambi, a loro volta, sono in più punti debitori di testi precedenti. Basti pensare che <em>Critica della ragione manageriale</em> è già il titolo dell’<em>Introduzione</em> di un libro del 2018 (<em>Capitalismo infelice</em>, sottotitolato <em>Vita umana e religione del profitto</em>).</p>Enrico Mauro
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2024-10-142024-10-1442224227L’attivismo giovanile in Italia tra autodeterminazione, innovazione e re-incanto
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<p class="p1">Negli ultimi decenni, numerose ricerche sociologiche – nell’ambito tanto degli <em>youth studies</em> quanto dei <em>social movement studies</em> – hanno proposto letture innovative sull’attivismo e sull’agency giovanile, scardinando quella rappresentazione mediatica e pubblica dei giovani come soggetti apatici, individualisti e disinteressati a qualsiasi forma di impegno civile e politico. La loro agency sociale è stata piuttosto posta in risalto a fronte dei tanti vincoli strutturali e della cosiddetta crisi del futuro aperto. Allo stesso modo, sul piano della loro agentività politica, è stato mostrato che i giovani non solo considerano la politica come una dimensione rilevante della loro biografia e della società nel suo complesso, ma essa è immaginata e praticata attraverso forme non convenzionali e innovative. <em>Soggettività studentesca. Generazioni, partecipazione e condizione giovanile</em> di Lidia Lo Schiavo si muove lungo il tracciato di questo dibattito, presentando il quadro cangiante dell’attivismo studentesco italiano. </p>Ilenya Camozzi
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2024-10-142024-10-1442228232Durkheim, classico contemporaneo
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<p class="p1">Cimentarsi con i classici del pensiero sociologico è un’operazione che, senza le dovute accortezze, può risultare doppiamente pericolosa: dal punto di vista metodologico, perché sarebbe una forzatura applicare in modo universale concetti e categorie storicamente determinate senza un preventivo lavoro di adattamento al presente; dal punto di vista epistemologico, perché quello che definiamo ‘classico’ è in verità l’esito di una stratificazione di rappresentazioni che si sono imposte nel tempo come tradizione, ed è quindi dalla de-costruzione di tale tradizione che bisogna partire per attualizzare il pensiero dei classici.</p>Luigi Cannella
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2024-10-142024-10-1442233237Un sogno ad occhi aperti. Bambini, media e immaginario sociale
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<p class="p1">Quale vita sognano i bambini che abitano le nostre società? Quale rapporto esiste tra la loro proiezione nel futuro e l’insieme apparentemente eterogeneo di rappresentazioni mediali a cui sono esposti? A partire da quali significati, socialmente condivisi, forgiano il racconto sul proprio sé di domani e sui mondi futuri delle loro relazioni affettive, della propria realizzazione professionale e sociale, del proprio stile di vita? Quali sono i contesti – reali, fantastici o digitali – e le agenzie di socializzazione che incidono maggiormente nell’elaborazione della loro esperienza immaginativa sul futuro? Sono queste alcune domande di fondo che sorreggono la ricerca che Capecchi e Ferrari presentano nel loro volume. Un’indagine, dunque, sull’immaginario di bambine e bambini, considerato come il campo fantastico entro cui i giovanissimi attori sociali fanno le prove della propria esperienza di vita futura. Un campo sociologicamente rilevante, a partire dal quale decostruire i legam<span class="s1">i fluidi che intersecano, nel presente, i processi sociali di costruzione della realtà e gli elementi rappresentativi tipici dell’ecosistema mediale in cui i giovanissimi sono immersi. </span></p>Valentina Cremonesini
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2024-10-142024-10-1442238241Una città aperta alle differenze
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<p class="p1"><em>La città autistica</em> di Alberto Vanolo, geografo politico ed economico, rappresenta un contributo interessante nell’ambito degli studi urbani critici e della neuro-diversità. Nel testo l’autore alterna l’approfondimento teorico con la propria esperienza di padre di un bambino autistico, offrendo una prospettiva originale sulle opportunità, e sulle sfide, per le persone neuro-divergenti che vivono in un contesto urbano. Le riflessioni di Vanolo sono supportate da un solido impianto di matrice foucaultiana, sebbene l’intento divulgativo del testo limiti necessariamente il ricorso a riferimenti teorici espliciti. Il libro è suddiviso in cinque brevi capitoli. Nell’ultimo capitolo, l’autore enuclea, come in un manifesto, alcuni princìpi che dovrebbero guidare la progettazione urbana per rendere le città in grado di accogliere tutte le differenze.</p>Tania Parisi
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2024-10-142024-10-1442242246La serialità come oggetto interdisciplinare
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<p class="p1">Se c’è una ragione per la quale dovremmo combattere a ogni costo l’uso di formule convenzionali e stereotipate, essa risiede nel fatto che lo stereotipo priva la lingua di quei significati che, se usati con maggiore parsimonia, sarebbero davvero indispensabili. Facciamo un esempio: quante volte, leggendo un risvolto di copertina o ascoltando un’intervista ad un autore avete sentito il sintagma definito ‘libro necessario’. Da qualche anno a questa parte, un libro è sempre ‘necessario’, come il rancio in caserma è sempre ‘ottimo e abbondante’ e i superiori sempre ‘severi, ma giusti’. E come facciamo noi ora a dire che quello curato da Giovanni Ragone e Fabio Tarzia è davvero un ‘libro necessario’? Eppure, il primo volume, edito da Meltemi nel 2023, è davvero un libro di cui molti sentivano il bisogno. L’unica strada per farlo, nello spazio angusto di una recensione, è rinunciare in buona parte all’analisi specifica dei vari saggi che compongono il volume e chiedersi in che modo questi rispondono al bisogno di conoscenza che ruota intorno al concetto di serialità.</p>Alessandro Perissinotto
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2024-10-142024-10-1442247251La rievocazione tra efficacia simbolica e trasformazioni concrete
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<p class="p1">La ricerca sul Calcio Storico Fiorentino, da cui ha origine il volume di Nardini, è stata commissionata all’autore dall’Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale. Frutto di un approccio collaborativo di cui l’autore evidenzia i pregi, l’etnografia non si è limitata ai periodi di incarico formali da parte del Ministero, ma si è dilungata fino alla stesura del testo. L’oggetto di studi era infatti un’occasione ghiotta per l’autore, già cimentatosi in passato in un’etnografia in ambito sportivo con un’analisi del <em>gouren</em>, una lotta bretone, attraverso la quale Nardini aveva incrociato le tematiche della performance, della condotta corporea, dell’identità e della mascolinità, ritrovate poi nell’analisi della manifestazione fiorentina (p. 2). Il volume è costruito su tre capitoli, seguiti dalle conclusioni. Il primo è una ricostruzione delle fonti storiche e d’archivio; il secondo si concentra sulla sfilata del Corteo; il terzo ha per oggetto il gioco del Calcio Storico.</p>Denise Pettinato
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2024-10-142024-10-1442252256Un’Italia da progettare?
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<p class="p1">Il libro di Butera non è lungo (poco più di 150 pagine), è scritto in maniera chiara e accessibile; tratta di argomenti che il potenziale lettore mediamente informato troverà di grande interesse; contiene nell’introduzione una sorta di utilissima guida alla lettura. Nonostante questo, non è un libro facile; cercherò nei limiti di questa nota di dar conto della sua complessità e di dare qualche suggerimento sulle possibili modalità d’uso.</p>Angelo Pichierri
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2024-10-142024-10-1442257261Cosmopolitismo e traduzione: un nesso simbiotico
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<p class="p1">Il libro che ci propone Esperança Bielsa, pubblicato alcuni anni orsono, rimane ancora oggi uno dei più originali nel panorama internazionale già ricco di tre decenni di lavori sul cosmopolitismo.</p>Vincenzo Cicchelli
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2024-10-142024-10-14423538Dal cosmopolitismo universalista alla cosmopolitica. I diritti umani rivendicati dal basso
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<p class="p1">In <em>Cosmopolitismo e diritti umani</em> Edoardo Greblo ragiona sul concetto di <em>cosmopolitismo</em> e ne mappa i principali approcci. Contestualmente, tenta di proporre una prospettiva peculiare. L’oggetto della sua riflessione è principalmente la tensione su cui si muove il cosmopolitismo e il discorso correlato sui diritti umani. Ovvero, l’autore prova a illuminare l’ambivalenza tra astrattezza e concretezza, idealismo e normatività che li caratterizza. È alla luce di questo scopo che enuncia le principali criticità del cosmopolitismo universalista, cercando al tempo stesso di rintracciarne elementi che possano essere riutilizzati nella costruzione di un approccio diverso.</p>Eugenia Gaia Esposito
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2024-10-142024-10-14423943Attraverso il prisma della cittadinanza
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<p class="p1">Il libro qui presentato è il frutto del lavoro di un collettivo di studiosi che guarda al Mediterraneo come “spazio archetipico di convivenza umana”, anche in ragione delle diversità e dei conflitti che lo caratterizzano e lo attraversano come risultato di una plurimillenaria storia comune. Come sottolinea la curatrice Debora Tonelli nella sua introduzione, “il Mediterraneo è tornato a essere – suo malgrado – l’<em>agorà</em> del mondo contemporaneo”, seppure in un modo affatto differente dal passato.</p>Giovanni Moro
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2024-10-142024-10-14424447Ripensare il cosmopolitismo: da Kant a Du Bois
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<p class="p1">Il testo di Inés Valdez presenta un’ampia riflessione sul cosmopolitismo contemporaneo che ha due punti focali: da un lato Kant e dall’altro il sociologo americano, fondatore della <em>National Association for the Advancement of Colored People </em>(NAACP), W. E. B. Du Bois. Gli obiettivi dell’autrice possono essere riassunti in due punti principali. Il primo consiste nel dimostrare che vi sono dei problemi nel cosmopolitismo kantiano e che questi, in diverse misure, permangono nelle proposte dei teorici cosmopoliti come Jürgen Habermas, James Bohman, Seyla Benhabib.</p>André Murgia
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2024-10-142024-10-14424852Il cosmopolitismo oltre la globalizzazione: per una filosofia dei diritti umani
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<p class="p1">Il libro di Olivier de Frouville, <em>From Cosmopolitanism to Human Rights, </em>è una risposta, dal punto di vista della filosofia del diritto di matrice liberale, all’attuale fase di apparente stallo della globalizzazione. La raccolta di saggi propone di aggiornare il dibattito teorico sul pensiero di un ordine giuridico e politico cosmopolita, alla luce del quale leggere i processi contemporanei di rallentamento o addirittura di ri-nazionalizzazione delle spinte verso la ricomposizione dei diritti e delle istituzioni in chiave sovranazionale.</p>Teresa Pullano
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2024-10-142024-10-14425357Il fallimento dello Stato-nazione e la creazione di una cittadinanza cosmopolita come risposta alla crisi dell’antropocene
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<p class="p1"><span class="s1">Antropocene non indica soltanto un’era geologia, ma rappresenta una minaccia impellente da affrontare. Una sfida teorica e pratica che rende necessaria la costruzione di una cittadinanza cosmopolita, una comunità di cittadini del mondo che si aggiunge alla cittadinanza nazionale e non la sostituisce. Per Guido Montani, autore del libro <em>Antropocene, Nazionalismo e Cosmopolitismo</em>, il futuro dell’umanità è possibile solo attraverso la creazione di una “comunità di destino” (p. 31) che si propone di perseguire il bene comune. Nel XXI secolo, al rischio di un conflitto nucleare si è aggiunta la minaccia della crisi ambientale che mette a repentaglio il benessere delle persone e la sicurezza del nostro pianeta. Una minaccia globale contemporanea che mette a nudo una crisi della politica non più capace di porre al centro della propria agenda l’essere umano.</span></p>Pietro Pasculli
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2024-10-142024-10-14421823Cosmopolitismo radicato vs cosmopolitismo radicale
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<p class="p1">Di cosa parliamo quando ci riferiamo al “cosmopolitismo radicato” nel senso indicato da Anthony Kwame Appiah? Questa è la domanda che ci si aspetta leggendo il titolo del libro – <em>Cosmopolitismo radicato</em> (Castelvecchi 2023) – che raccoglie alcuni saggi e conferenze sul tema di questo prolifico filosofo anglo-ghanese, raccolti e magistralmente curati da Angela Taraborrelli, studiosa del cosmopolitismo contemporaneo (2011; 2015), che li ha scelti, tradotti e pubblicati insieme ad una sua lunga intervista all’autore.</p>Massimo Pendenza
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2024-10-142024-10-14422433