Quaderni di Teoria Sociale
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<p>I Quaderni di Teoria Sociale sono stati fondati nel 2001 da Ambrogio Santambrogio e diretti da Franco Crespi sino al 2022. Dal 2001 al 2014, hanno avuto forma annuaria, dal 2015 sono divenuti una pubblicazione semestrale. Dal 2010 al 2023 sono stati curati dal gruppo di ricerca RILES (Ricerche sul Legame Sociale) del Dipartimento di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Perugia. La rivista è di classe A secondo la valutazione ANVUR per i settori 14/C1, 14/C2, 14/C3, 14/D1. </p> <p>I Quaderni di Teoria Sociale usufruiscono di un finanziamento del Dipartimento di Scienze Giuridiche e Sociali dell’Università degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara.</p>Morlacchi Editoreit-ITQuaderni di Teoria Sociale1824-4750<p><a rel="license" href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/"><img alt="Licenza Creative Commons" style="border-width:0" src="https://i.creativecommons.org/l/by-nc/4.0/88x31.png" /></a><br />Quest'opera è distribuita con Licenza <a rel="license" href="http://creativecommons.org/licenses/by-nc/4.0/">Creative Commons Attribuzione - Non commerciale 4.0 Internazionale</a>.</p>Niklas Luhmann, La religione della società, Franco Angeli, Milano, 2023, pp. 298.
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<p class="p1">È quanto meno sorprendente che qualcuno parli di religione guardando non tanto al mistero, al mito, al sacro, ai riti, al guazzabuglio del cuore umano, bensì a una forma di comunicazione, la comunicazione religiosa, la quale avrebbe a che fare principalmente con l’irrappresentabilità del mondo, in quanto orizzonte ultimo del senso nel suo insieme. In ogni caso è questo il cuore della riflessione di Niklas Luhmann sulla religione, culminata in <em>Die Religion der Gesellschaft</em>, l’opera pubblicata postuma nel 2000, della quale l’Editore Franco Angeli ha appena pubblicato la traduzione italiana: <em>La religione della società</em>, appunto. “La religione, scrive Luhmann, garantisce che ogni senso può essere determinato, nonostante rimandi all’indeterminato, di cui si fa sempre contemporaneamente esperienza” (p. 99). Il problema a partire dal quale la religione viene interpretata in modo funzionale è dato dunque dal medium “senso”, costitutivo per tutti i sistemi sociali (e psichici), che nel caso della religione viene come forzato verso l’indicibile, a rappresentare cioè ciò che non può essere rappresentato, oppure a rappresentare addirittura il senso del non senso. Si pensi alla morte. Naturale dunque che tutto ciò che “viene pensato e detto nella religione e nella sua analisi sociologica, può essere solo una cifra per ciò che si intende” (p. 25).</p>Sergio Belardinelli
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2023-12-142023-12-14224410.57611/qts.v2i2.301Paolo Pecere, La natura della mente. Da Cartesio alle scienze cognitive, Carocci, Roma, 2023, pp. 284.
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<p class="p1">Il libro di Paolo Pecere sulla <em>Natura della mente</em> si inserisce nel solco di uno stile di tematizzazione che vanta significativi precedenti e che può essere considerato, come in questo caso, uno sguardo disincantato sulla modernità del XX secolo. L’esempio più illustre, vero battistrada di questa linea di indagine, è probabilmente la riflessione, ad un tempo amara e ammirata, che Weber – nella celeberrima conferenza del 1919 – dedica al «progresso scientifico», precisando che esso «è una frazione, e senza dubbio la più importante, di quel processo di intellettualizzazione al quale andiamo soggetti da secoli». Qualcosa di analogo sosterrà Jon Elster a proposito di ciò che, nella teoria sociologica contemporanea, ha ispirato lungo i secoli il modello interpretativo (esso stesso weberiano) delle «conseguenze non intenzionali delle azioni intenzionali», proveniente dal sillogismo aristotelico, passando per i moralisti scozzesi e per il concetto marx-hegeliano di alienazione, fino alle versioni contemporanee della teoria della scelta razionale. Primo merito del libro di Pecere, da segnalare subito, è quindi, analogamente, quello di proporre una storicizzazione della filosofia della mente, mettendo in luce come la nascita, o meglio, il consolidamento delle scienze cognitive intorno alla seconda metà del XX secolo, in forma di paradigma (p. 179), è solo il precipitato di un itinerario secolare del pensiero, che trova origine nella classicità greca e che in un certo senso esplode, diffondendosi pervasivamente nel Novecento, fino ai nostri giorni, ove l’avventura è comunque tutt’altro che conclusa.</p>Maurizio Bonolis
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2023-12-142023-12-14225510.57611/qts.v2i2.302Luca Martignani, Estetica sovversiva. Sulla rappresentazione e gli oggetti culturali, Ombrecorte, Verona, 2022, pp. 119.
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<p class="p1">C’è un passaggio, in <em>Estetica sovversiva</em>, che meglio di altri restituisce il senso e il passo di questo libretto, smilzo di pagine ma non di spunti e intuizioni, come si conviene a un libro pubblicato all’inizio degli anni Venti. Parla, Luca Martignani, di primato dell’estetico sul funzionale, e di come la narrazione, la rappresentazione – ma verrebbe da dire <em>la figura</em>, come messa in forma simbolica che astrae e ricompone – possano costituire un tipo soggettivo di critica “che appartiene alla realtà (la si pensa, la si scrive, la si pubblica e la si legge) e che al tempo stesso la eccede (immaginando di correggerla e superarla)” (p. 47). Martignani sta parlando di Bianciardi e <em>La vita agra</em> ma vuole destarci dal sogno della critica per come ancora la vogliamo vedere (e pensare, e scrivere, e pubblicare, e discutere) nelle cose o nelle persone (parola arrischiata dove tutto è tras/figurato ancora prima di cominciare). Già, perché i primi due capitoli, dedicati rispettivamente alle figure del dandy e dello skin, paiono dirci che sì, Adorno è morto, Foucault è morto e neanche Žižek si sente tanto bene, ma forse la critica, la sovversione, l’alternativa si trovano <em>in re</em> nei modi individuali(stici) del dandy e nelle sottoculture, in pratiche agite <em>davvero</em> – non come Adorno, ma forse come Foucault (di Žižek parliamo dopo). Perse l’intellettualità e la massa – con il dandy anti-massa e gli skin anti-quelli-che-benpensano, come non (ben)pensarlo – rimangono i mondi piccoli ma non gretti, i ripiegamenti non ripiegati, ma anche le antropotecniche dove “estetizzante” non necessariamente significa “depotenziato” o “disinteressato” o “distaccato”, anzi. Arrivati al terzo capitolo, però, la bomba non scoppia. L’anarchico si ritrae. La metropoli lo assorbe e lui diventa un borghese <em>piccolo piccolo</em>. È una storia in cui non si può essere <em>heroes</em> neanche <em>just for one day</em>. E non basta evocare (o invocare) piattaforme – Nietzsche, Deleuze, Foucault o Houellebecq? Va bene qualunque risposta, basta che non sia “Habermas” (p. 45 ss.). La trincea è persa, ed è persa nella figura di una trincea.</p>Matteo Bortolini
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2023-12-142023-12-14223310.57611/qts.v2i2.303Lucio Cortella, L’ethos del riconoscimento, Laterza, Bari-Roma, 2023, pp. 170.
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<p class="p1"><span class="s1">Lucio Cortella – Professore ordinario di Storia della filosofia e tra i più autorevoli esponenti della Teoria critica italiana – ha dedicato al tema del riconoscimento intersoggettivo una ventennale attività di ricerca, di cui il libro in questione rappresenta una vera e propria <em>summa</em>. È utile esplicitare sin da subito che il volume costituisce un punto di riferimento prezioso e indispensabile per chiunque si occupi di riconoscimento all’interno del perimetro delle scienze umane e sociali. Il libro pone infatti al centro della riflessione un tema che è di fondamentale importanza non soltanto nel dibattito filosofico, ma anche nella ricerca sociologica, sia teorica che empirica, così come nella prassi riflessiva delle professioni di cura. Si tratta, in definitiva, di un contributo che presenta non soltanto un significativo valore filosofico, ma che può altresì assolvere un ruolo di guida e orientamento rispetto al carattere fondamentalmente relazionale della natura umana. Pensiamo all’importanza che la tematizzazione del riconscimento intersoggettivo gioca, ad esempio, nella ricerca antropologia, così come nella pratica psichiatrica e psicoanalitica, fino ad arrivare allo svolgimento delle professioni di aiuto in senso esteso. Se è vero, da un lato, che vi sarà sempre una complessità teoretica non del tutto recepibile e incorporabile nelle discipline empiriche e nello svolgimento di attività pratiche, è vero anche che tale eccedenza non costituisce necessariamente un limite. Non si tratta infatti di trasformare ricercatori, psicologi o operatori sociali in filosofi, quanto piuttosto offrire elaborazioni teoriche che consentano loro di poter svolgere la propria attività professionale in modo costruttivamente consapevole.</span></p>Lorenzo Bruni
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2023-12-142023-12-14224410.57611/qts.v2i2.304Niklas Luhmann, Famiglia ed educazione nella società moderna, a cura di G. Corsi e R. Prandini, Edizioni Studium, Roma, 2023, pp. 232.
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<p class="p1"><span class="s1">Il filo conduttore dei testi raccolti in questo volume è la socializzazione dell’individuo, un tema che rimane perlopiù estraneo alle opere maggiori di Luhmann e che invece trova un ampio svolgimento nei testi sulla famiglia e sull’educazione qui raccolti, preceduti da un’introduzione e seguiti da due ricchi commenti firmati dai due curatori: Riccardo Prandini commenta il testo sulla famiglia, Giancarlo Corsi quello sull’educazione. L’obiettivo esplicito dei curatori (p. 8) è rendere fruibile la riflessione luhmanniana a un pubblico più ampio, aiutando il lettore a superare la barriera del complesso lessico che Luhmann ha sviluppato in decenni di produzione scientifica e che spesso risulta piuttosto ostico al lettore neofita.</span></p>Mario Marotta
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2023-12-142023-12-14224410.57611/qts.v2i2.305Cesare Beccaria and the Lombard Enlightenment in the Sociological Thought of Moses Dobruska
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<p class="p1">The aim of this article is to analyse the influence of the theoretical-philosophical framework elaborated by the Milanese Enlightenment philosopher Cesare Beccaria (1738-1794), in the volume <em>On Crimes and Punishments</em> (1764), on the sociological thought of Moses Dobruska (1754-1793) and in particular his main work, the <em>Philosophie sociale</em>, published in 1793 in revolutionary Paris. Dobruska, a founding father of sociology forgotten for two centuries, inspired Henri de Saint-Simon (1760-1825) and later Auguste Comte (1798-1857). The article highlights both similarities and differences in the theoretical approaches and intentions between the two authors, delving into the themes of deviance, transgression of norms, sanctions as well as the ultimate goal of society, which Beccaria aspires to reform, and which Dobruska instead wants to revolutionise. The aim of Beccaria’s philosophical essay is to rationalise the penal system in order to reduce unhappiness in the Duchy of Milan. Dobruska incorporates the reforms of the judicial system elaborated by Beccaria, albeit with some alterations. As a forerunner of sociological thinking, he is, however, more interested in investigating the inclinations of the deviant person and the structural processes that hinder deviance or those that support it. In preparation for a democratic society after the abolition of the <em>Ancien Régime</em>, Dobruska reflects on the social and cultural determinants of happiness.</p>Silvana Greco
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2023-12-142023-12-1422222210.57611/qts.v2i2.297Scienze sociali e giuridiche nella Francia tra Otto e Novecento: le “affinità elettive” delle teorie. Note sul positivismo sociologico di Léon Duguit
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<p class="p1"><span class="s2">This article aims to reconstruct the cultural climate of the crisis <em>fin de siècle</em> in Europe and, above all, in France. The crisis of the foundations of knowledge and the Enlightment legacy coincided with the destabilization of the Law theory and the Jacobin idea of the State. Léon Duguit was, in that context, one of the main actors of the change of paradigm in Law philosophy, tring to hybridize State theory with rising social sciences. The article is intended to highlight the hybridization between social theory and legal doctrine in French Troisième République, and the role of Durkheimian sociology in that process of intellectual contamination. In particular, the article illustrates the sociological positivism of Léon Duguit, in relationship with Durkheim’s social thought and opus, and his revolutionary approach to rethinking of State model, sovereignty, “socialism” and individual in modern Law theory according the category of social solidarity and social interdependence. The article also delves into Duguit’s functionalist reflection on the <em>groupement professionels</em> and the <em>mouvement social </em>of intermediate bodies as orderly responses to the problems of the emerging industrial and labour society. An elaboration precisely comparable, in some respects, to that of a «positivist sociologist».</span></p>Massimiliano Panarari
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2023-12-142023-12-1422303010.57611/qts.v2i2.298Tracciare ponti negli studi sui giovani: generazioni, transizioni, strutture, agency e mobilità
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<p class="p1">Building bridges in Youth Studies: generations, transitions, structures, agency, and mobility. With this contribution I intend to offer an overview of the paths and approaches that have characterized Youth Studies from the 1980s onwards. This means considering youth from different perspectives: the context in which young people act, the cultures they produce and consume, the transitions to adult life and the generational aspects. In the following pages I will reconstruct the historical path of Youth Studies and report the positions of authors who have shaped the contemporary debate on youth. In this latter particular importance finds the classic sociological opposition between agency and structures, necessary to understand the contemporary youth condition often characterized by difficulty and uncertainty. Therefore agency will be the last object of analysis of this contribution: among the various themes to which this concept has been associated over time, I will focus on agency as a desire for elsewhere in order to understand how mobility can be, for young people, a strategy to cope with the turbulent context where they become adults.</p>Alessandra Polidori
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2023-12-142023-12-1422242410.57611/qts.v2i2.299Intersubjectivity, Empathy and Community. A dialogue with Dan Zahavi
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<p class="p1"><span class="s1">Dan Zahavi, born in Copenhagen in 1967, is one of the major scholars of Edmund Husserl’s philosophy and one of the most eminent thinkers of contemporary phenomenology. He studied Philosophy at the University of Copenhagen where he currently teaches. In 1994 he obtained his PhD at the Katholieke Universiteit in Leuven with a thesis on Husserl’s theory of transcendental intersubjectivity, under Rudolf Bernet’s supervision. His speculative itinerary begins with a study of “self” and “self-awareness” in which he defends the account of a minimal notion of the self. Starting from this perspective, Zahavi investigates the structures of intersubjectivity developing a broad reflection on the concept of empathy (1999, 2014). This line of research leads him to question the phenomenological status of collective experiences, shared and social emotions, and investigate the relationship between the individual and the community. In approaching these themes, Zahavi recognizes Husserl’s thought as the theoretical horizon to draw on for clarifying some key notions such as consciousness, collective intentionality, personalities of higher order, empathy, and community. Zahavi’s approach to the Husserlian philosophy has promoted a significant renewal of its interpretations through the valorization of some lesser-known aspects of Husserl’s works and manuscripts. Indeed, Zahavi is the author and editor of numerous works centered on the father of phenomenology (Zahavi 2002, 2017, 2018) and on the promotion of other lesser-known figures of the phenomenological scene, with particular attention to the thinkers of the so-called first-generation of phenomenologists. His work offers a wide-ranging overview of orientations and developments of the Husserlian and post-Husserlian phenomenological thought. Zahavi’s books, translated into numerous languages, make him an essential reference not only for specialists but also for scholars of other fields interested in these themes or exchanges with phenomenology. Alongside this line of research, the Danish philosopher has also developed a broad interest in other disciplinary perspectives which can shed light on different aspects of some nodal points of his thought: consciousness, intersubjectivity, and different forms of community. From this point of view, the author is often confronted with new trends in the fields of cognitive science, psychology, psychiatry, sociology, and anthropology, making them interact with his own philosophical and phenomenological perspective. In 2002, Zahavi was among the founders of the Center for Subjectivity Research (CFS) at the University of Copenhagen whose aim is to promote an interdisciplinary investigation of subjectivity and its bounds with others and the world. In its first twenty years of activity, the Center has worked on topics such as disorders of the self, perception, imagination, embodiment, empathy, and normativity, encouraging dialogue between different fields in order to investigate these phenomena in their complexity. Since 2020, the Center has been engaged in a five-year project entitled<em> Who are we? Self-identity, social cognition, and collective intentionality</em> that proposes to challenge one of the main criticisms often lobbied against phenomenology: its inability to carry an analysis of the collective phenomena out due to its first-person perspective. Coherently with Zahavi’s philosophical and investigative posture, this research is conducted through the rehabilitation of some concepts of Husserlian philosophy, and more generally of phenomenology, and through dialogue with other disciplines. The project therefore intends to deepen the perspective of the first-person plural focusing on collective identities, collective intentionality, and on the different forms of participation by questioning how these elements interact with individuals and their experiential perspective. The project addresses the important implications that these questions, in particular the tension between individuals and communities, have on a political level by trying to provide hermeneutic tools and insights for research in the socio-political field.</span></p>Lorenzo BruniGiulia Salzano
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2023-12-142023-12-1422131310.57611/qts.v2i2.300Bibliografia di Franco Crespi
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<p class="p1"><em>1. Libri</em></p> <p class="p2">1964</p> <p class="p2"><em>La sociologia come scienza e la teoria dell’azione sociale</em>, Giuffré, Milano.</p> <p class="p2"><em>Adattamento e integrazione. Analisi sociologica di alcuni aspetti del processo di industrializzazione in un’area del Mezzogiorno</em>, Giuffré, Milano.</p> <p class="p3"> </p> <p class="p2">1968</p> <p class="p2"><em>Religione e pregiudizio</em> (con altri), Cappelli, Bologna.</p> <p class="p2"><em>Aspetti sociologici di una politica del tempo libero</em>, ENAL, Roma.</p> <p class="p3"> </p> <p class="p2">1972</p> <p class="p2"><em>Religion y Prejuicio</em> (con altri), Ed. Sigueme, Salamanca.</p> <p class="p3"> </p> <p class="p2">1973</p> <p class="p2"><em>Scelte televisive e dinamiche familiari</em> (con altri), RAI, Roma.</p> <p class="p3"> </p> <p class="p2">1974<span class="Apple-converted-space"> </span></p> <p class="p2"><em>L’uomo senza dimora</em>, Sapere, Milano.</p> <p class="p2"><em>Teoria sociologica e socializzazione del potere</em>, FrancoAngeli, Milano.</p> <p class="p2"><em>Universitari oggi</em> (ricerca in collaborazione con International Social Sciences Council di Parigi), Armando Armando, Roma.</p> <p class="p2"><em>Analisi dell’ordine dei frati minori cappuccini</em> (con altri), Etas Kompass, Milano.</p>Ambrogio Santambrogio
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2023-12-142023-12-1422222210.57611/qts.v2i2.306Presentazione
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<p class="p1">A venticinque anni dalla scomparsa di Niklas Luhmann, questo numero monografico vuole essere un momento di riflessione sulla ricezione della teoria sistemica luhmanniana da parte della sociologia italiana.</p> <p class="p2">L’intento, però, non è quello di offrire riflessioni puramente teoriche e condotte nel solco di un’astratta filologia, bensì di applicare Luhmann ai vari sottosistemi sociali in chiave contemporanea. Detto in altri termini, e sotto forma di interrogativo, <em>come </em>e <em>perché </em>leggere (con) Luhmann, oggi?</p>Luca GuizzardiLuca Martignani
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2023-12-142023-12-14224410.57611/qts.v2i2.289Teoria come sistema – teoria dei sistemi. Sulla prassi della costruzione della teoria sociologica in prospettiva teorico-sistemica
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<p class="p1">The construction of sociological theories can be investigated either from the perspective of the sociology of science or from the perspective of the sociology of knowledge. In the former case, the main concerns are the differentiation of a common conceptual language and the construction of a theory provided with self-referential closure. Both technical-theoretical conditions aim to cope with the complexity of the external world by means of meaning. In the latter case, the claim that every scientific theory is constructed as a theoretical system can be traced back to the epistemological reflections of the 18<sup>th</sup> century. Since this claim also applies to sociology as a theory of society, the construction of a theory of society and its socio-cultural evolution makes sociology itself a subject of sociological study. Social systems theory fulfils the basic condition that all modern scientific theories must be constructed as theoretical systems and, as a theory of social systems, can co-describe itself while describing society.</p>Alberto Cevolini
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2023-12-142023-12-1422232310.57611/qts.v2i2.290Elogio dell’incertezza. Decisori e osservatori nella società moderna
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<p class="p1">That uncertainty is a fundamental resource for decision-making processes has been known for some time, especially in organizational studies, which mostly refer to probabilistic evaluation, heuristics, cognitive biases, risk assessment and more. The article starts from the assumption that uncertainty is always uncertainty of an observer and hypothesizes that the subsystems of modern society must produce it in specific forms in order to operate (decide) and to be able to construct the reality to which they refer. In particular, three particularly evident cases of self-produced uncertainty are analyzed: science, law and politics. These subsystems create an uncertain future in the form of oscillation (respectively experiment, sentence, elections), and then entrust the result to their specific networks of observations (publications, jurisprudence, public opinion). Among other things, this requires the redefinition of the identifying concepts of these subsystems (objective reality, justice, legitimation) in a procedural (therefore decisional) and no longer substantial form. Only in this way is it possible, today, to build the reality on which society communicates.</p>Giancarlo Corsi
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2023-12-142023-12-1422272710.57611/qts.v2i2.291La questione del rito religioso nella società contemporanea
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<p class="p1">The aim of this paper is to give yet another example of the analytical strenght of Niklas Luhmann’s theory. The example will be drawn from the contemporary situation of religion, or more precisely from the as of yet unresolved question of a religious <em>medium</em>. The central point is whether or not some large-scale attempt was made during the Twentieth Century to coin a new religious medium, one different from those considered in Luhmann’s works. Paragraphs 1 and 2 will summarize Luhmannian analysis of contemporary religion. Paragraph 3 will discuss the justification for focusing attention on the religious medium’s issue. Paragraphs 4 and 5 will be devoted to testing the chances of a certain kind of ritual to work as religious medium. In doing so we shall assess the difference between <em>performance-centred rituals </em>and <em>liturgy-centred rituals </em>[Humphrey Laidlaw 1994]. Paragraph 6 will be discussed if the Vatican II liturgical reform can be classified as a large-scale attempt to elaborate and circulate a new religious medium, irregardless of its success or failure.</p>Luca Diotallevi
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2023-12-142023-12-1422303010.57611/qts.v2i2.292Luhmann, sugli algoritmi, nel 1966
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<p class="p1">What did Luhmann know in the 1960s about digitization and algorithms? It may sound like a rhetorical question, but Luhmann already had a surprising amount of illuminating and topical ideas on these topics. The article shows it by analyzing the 1966 text Recht und Automation in der öffentlichen Verwaltung.</p>Elena Esposito
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2023-12-142023-12-14229910.57611/qts.v2i2.293Queer Luhmann! Alcune riflessioni luhmanniane sul queer (o alcune riflessioni queer su Luhmann)
https://riviste.morlacchilibri.com/index.php/quaderniditeoriasociale/article/view/294
<p class="p1">The author tries to outline some reflections upon queer from the point of view of Luhmann’s systems theory. The purpose of the article is linking the queer as deconstruction to the deconstruction as second-order observation. Following the four pillars of Luhmann’s theory – form, differentiation, observation, meaning –, queer will be analysed by the lens of systems theory as analysis of the form or the unity of distinction. The analysis of the form is three-levels structured: differentiation analysis (or factual extension), observation analysis (or social extension), and semantic analysis (or temporal extension).</p>Luca Guizzardi
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2023-12-142023-12-1422343410.57611/qts.v2i2.294Le provocazioni dell’arte contemporanea come re-entry nel sistema dell’arte. Considerazioni a partire dalla proposta sociologica di Niklas Luhmann
https://riviste.morlacchilibri.com/index.php/quaderniditeoriasociale/article/view/295
<p class="p1">This essay offers reflections on the work of art as a form emerging from an operation of observation. Subsequently, the aim is to focus on the relationship between medium and form to frame some emerging controversies in the relationship between contemporary art and law. The central thesis consists in maintaining that contemporary art and the provocations it communicates as a stylistic code constitute a re-entry into the art system, which by virtue of its operational closure relaunches its own autopoiesis just as it irritates the legal environment.</p>Luca Martignani
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2023-12-142023-12-1422212110.57611/qts.v2i2.295“Quell’istante dove tutto ritorna possibile”. Le funzioni del negativo tra istituzioni immunitarie e movimenti sociali
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<p class="p1">Luhmann’s sociological theory has been received and criticized in many respects. Among the topics that have not been considered as they deserve, there is one particularly relevant: that of social immunology. In the early 1980s, Luhmann began to imagine society’s immune system as being made up of symbols of rejection – the universe of ‘No’, in relation to that of ‘Yes’. As he wrote in the chapter of Soziale Systeme dedicated to contradictions and conflicts: “the system does not immunize itself against ‘no’, but rather with the help of ‘no’; it is not protected from changes, but thanks to changes”.The immune system does not protect structures (always transient), but only autopoiesis: it protects from annihilation through denial. Social contradictions perform the alarm function “destroying for an instant the global claim of the system to be already reduced and ordered complexity. For an instant, the indeterminate complexity in which everything is possible is re-established”. In the following years Luhmann took up those seminal reflections to develop a theory where the ‘negative’ – where everything is possible – becomes an affirmative form and where the warning signals that society needs to react to highly problematic situations take on ever greater importance. With the theory of social movements, risk, and danger, Luhmann will then develop the foundations for understanding why and how society generates a real and capillary immune system.</p>Riccardo Prandini
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