Il valore simbolico della disciplina del licenziamento

Autori

  • Roberta Bortone la Sapienza-Università di Roma

DOI:

https://doi.org/10.53145/indiscipline.v2i1.107

Parole chiave:

reintegrazione, statuto dei lavoratori, riforma Fornero, jobs act

Abstract

Negli ultimi 20 anni, le sanzioni contro i licenziamenti illegittimi sono diventate spesso oggetto di uno scontro ideologico, che ha portato a una sovrapposizione di interventi normativi, nel cui intreccio è difficile districarsi perfino per i giuristi più attenti. Per comprenderne appieno la portata, bisogna partire da molto lontano, dal 1970, allorché l’art. 18 della legge n. 300, meglio conosciuta come “Statuto dei lavoratori”, a conclusione delle disposizioni che per la prima volta sancivano la piena libertà sindacale in fabbrica, introdusse la reintegrazione nel posto di lavoro come sanzione contro il licenziamento illegittimo: da qual momento, nelle aziende di dimensioni medio-grandi ogni licenziamento dichiarato illegittimo dal giudice avrebbe comportato la condanna alla reintegrazione nel posto di lavoro e il pagamento di un’indennità di solito coincidente con le mensilità non lavorate per il periodo dal licenziamento alla sentenza. Insomma, fin dall’inizio, l’art. 18 è stato intimamente collegato alla tutela della libertà sindacale.

Biografia autore

Roberta Bortone, la Sapienza-Università di Roma

Roberta Bortone è stata professoressa di Diritto del lavoro presso la Sapienza-Università di Roma.

Riferimenti bibliografici

Stefano Giubboni, Anni difficili. I licenziamenti in Italia in tempi di crisi, Giappichelli Editore, Torino 2020

##submission.downloads##

Pubblicato

2022-04-25 — Aggiornato il 2022-10-26

Versioni

Fascicolo

Sezione

Recensioni