Il reddito di cittadinanza come dispositivo neoliberale
Parole chiave:
Reddito di cittadinanza, reddito minimo garantito, neoliberalismoAbstract
La Costituzione italiana colloca il lavoro al centro del patto di cittadinanza: parla di un diritto al lavoro, ma anche di un dovere di lavorare o quantomeno di svolgere “una attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”. Certo, si tratta di un dovere assistito da molte misure destinate a tutelare la posizione di chi è chiamato ad adempierlo: occorre tenere conto delle sue “possibilità” e della sua “scelta” (art. 4) e assicurare una retribuzione sufficiente a consentire “un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36), mentre lo Stato deve promuovere la piena occupazione (art. 4) e soprattutto garantire il mantenimento e l’assistenza sociale “in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria” (art. 38). E tuttavia, per quanto assistito, è pur sempre un dovere, tale in quanto costituisce la contropartita per ottenere, accanto alla protezione sociale, partecipazione democratica ulteriore rispetto a quella assicurata dalla rappresentanza politica suffragistica (Somma 2024). Se questi sono i termini del patto di cittadinanza, non stupisce se in molti lo considerano oramai difficile da adempiere, tanto da non poter più rappresentare il fulcro dello stare insieme come società.
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