Il reddito di cittadinanza come dispositivo neoliberale

Autori

  • Alessandro Somma Sapienza Università di Roma

Parole chiave:

Reddito di cittadinanza, reddito minimo garantito, neoliberalismo

Abstract

La Costituzione italiana colloca il lavoro al centro del patto di cittadinanza: parla di un diritto al lavoro, ma anche di un dovere di lavorare o quantomeno di svolgere “una attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società”. Certo, si tratta di un dovere assistito da molte misure destinate a tutelare la posizione di chi è chiamato ad adempierlo: occorre tenere conto delle sue “possibilità” e della sua “scelta” (art. 4) e assicurare una retribuzione sufficiente a consentire “un’esistenza libera e dignitosa” (art. 36), mentre lo Stato deve promuovere la piena occupazione (art. 4) e soprattutto garantire il mantenimento e l’assistenza sociale “in caso di infortunio, malattia, invalidità e vecchiaia, disoccupazione involontaria” (art. 38). E tuttavia, per quanto assistito, è pur sempre un dovere, tale in quanto costituisce la contropartita per ottenere, accanto alla protezione sociale, partecipazione democratica ulteriore rispetto a quella assicurata dalla rappresentanza politica suffragistica (Somma 2024). Se questi sono i termini del patto di cittadinanza, non stupisce se in molti lo considerano oramai difficile da adempiere, tanto da non poter più rappresentare il fulcro dello stare insieme come società.

Biografia autore

Alessandro Somma, Sapienza Università di Roma

Alessandro Somma è Ordinario di Diritto privato comparato, Dipartimento di Scienze giuridiche, Sapienza Università di Roma (alessandro.somma@uniroma1.it)

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Pubblicato

2025-04-05

Fascicolo

Sezione

Il classico in discussione