La sfida della pandemia e l’attualità dei Promessi sposi
DOI:
https://doi.org/10.53145/indiscipline.v2i1.86Parole chiave:
narrazione, identità, pandemiaAbstract
Che I promessi sposi siano un romanzo identitario e, sotto molti aspetti, profetico sul piano della rappresentazione della modernità, è un dato acquisito. Altrettanto acclarata è la complessità dell’impianto diegetico elaborato da Manzoni, determinato nel rappresentare le contraddizioni umane e le aporie della storia, senza trascurare il cinismo e le ambiguità del quotidiano. La questione della lingua, centrale nella ricerca manzoniana, si innesta sulle istanze narrative di inizio Ottocento, alimentate anche dal successo dei romanzi di Walter Scott. Non è un caso che Umberto Eco, a proposito del rapporto tra semiosi naturale e parola nei Promessi sposi, si sia soffermato sulla polisemia del linguaggio manzoniano, costantemente sospeso tra l’elemento popolare e la cifra aristocratica: “Troviamo sempre, lungo il romanzo, l’opposizione tra segno ‘naturale’ e segno verbale, tra segno visivo e segno linguistico. Del segno verbale Manzoni è sempre così imbarazzato, o vuole mostrarsene diffidente, che in tutte le istanze dell’enunciazione di cui costella il romanzo, si scusa di come vada raccontando, mentre quando assume toni veridittivi è per dire del credito che occorre dare a una prova, a una evidenza, a una traccia, a un sintomo, a un indizio, a un referto” (Eco 2008, p. 450). Il flusso narrativo si alimenta della immanente polisemia del segno linguistico, innestato sulla necessità di raccontare eventi che investono gli umili e gli sconfitti, anticipando così l’epopea verista di Zola e la stagione naturalista di Maupassant.
Riferimenti bibliografici
Pasquale Guerra (a cura di), Pandemia e peste fra la narrazione del confinamento e del rilancio. Studi, ricerche e testimonianze su I promessi sposi, Morlacchi, Perugia 2020, pp. 310
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- 2022-10-26 (2)
- 2022-04-25 (1)
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