L’intelligenza artificiale supererà quella umana?
Parole chiave:
Intelligenza artificiale, human behaviour, scienze cognitive, interdisciplinarietàAbstract
L’intelligenza artificiale è sempre meno un argomento per appassionati di letteratura e film di fantascienza o per pochi addetti ai lavori. A interessarsi a suoi ai svariati aspetti applicativi e teorici non sono solo più ricercatori del mondo accademico e delle industrie ad alta tecnologia e il suo campo di applicazione è ormai quasi generalmente riconosciuto in tutti settori dell’organizzazione sociale. La diffusione di Chat Gtp, la chatbot di intelligenza artificiale generativa che, grazie ad algoritmi di deep learning, sulla base degli input ricevuti, può generare risposte simili a quelle umane ha suscitato in studiosi e gente comune inquietanti e ottimistiche speranze. In questo ricco dibattito fra apocalittici e integrati, o fra timorosi e fiduciosi, il libro di Melanie Mitchell aiuta a rispondere alla domanda seducente e inquietante se l’intelligenza artificiale riuscirà a raggiungere il livello dell’intelligenza umana. Di formazione matematica, con un dottorato in intelligenza artificiale, professoressa di computer science alla Portland State University e di complessità al Santa Fé Institute, l’autrice combina le sue conoscenze di tecnologia e scienze cognitive. Ma galeotto per la sua formazione interdisciplinare fu l’incontro con l’autore del bestseller pubblicato nel 1979, Gödel, Escher, Bach: un’eterna ghirlanda brillante, Douglas Hofstadter, con il quale lavorò durante le ricerche per il dottorato. Di qui sviluppa la considerazione che nello studio della intelligenza artificiale sia necessario cercare una interazione più stretta con altri settori disciplinari come la psicologia, la biologia e la neurologia. Infatti, i computer artificialmente intelligenti acquisiscono certamente una maggiore intelligenza, ma in un modo diverso dall’intelligenza umana. Solo quando una macchina, ci rassicura l’autrice, sarà in grado di sentire delle cose e possiederà la consapevolezza delle proprie azioni e dei propri sentimenti si potrà considerare pensante. Al momento attuale, pur avendo alle volte superato la capacità umana in compiti determinati, non è ancora in grado di cogliere i significati nella percezione, nel linguaggio e nel ragionamento, funzioni cognitive queste proprie degli esseri umani. Le stesse considerazioni si possono estendere anche al noto Chat GPT (va precisato che l’autrice non ne parla esplicitamente, in quanto il libro è stato scritto prima della sua apparizione). Qualora questa più diffusa e forse potente forma di chatbot di intelligenza artificiale generativa scrivesse una poesia non sarebbe spinta da un sentimento o una ispirazione come un poeta, ma la costruirebbe mettendo insieme parole prese dal suo immenso archivio sulla base di un algoritmo asettico, cioè non la creerebbe.
Riferimenti bibliografici
Melanie Mitchell, L’intelligenza artificiale. Una guida per essere umani pensanti, Einaudi, Torino, 2022, pp. 224.
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