Né ridere né piangere, ma capire
Parole chiave:
IA Big data, controllo sociale, disorientamento informato, indisciplinaritàAbstract
Dopo 80 anni di alterne vicende, le tecnologie della Intelligenza Artificiale (IA) sono uscite dai laboratori, pervadono ogni ambito della nostra vita quotidiana e sono al centro delle scelte tecnologiche di imprese e governi. Si parla con algoritmi nello svolgimento dei compiti più banali, ad esempio prenotare un biglietto del treno o una visita medica. Alexa e Siri di Amazon o Google bot assistant ci forniscono servizi, altri intervengono autonomamente nelle nostre comunicazioni come ad esempio Smart Reply di Gmail. Si utilizzano traduttori automatici, algoritmi di IA sono usati per vagliare i curricula di lavoro e riconoscere la veridicità di chi fa domanda di asilo e, come il recente e discusso ChatGpt di AI, l’ultima frontiera dell’IA, sono capaci di generare testi, articoli, musiche e filmati in diverse lingue. L’IA ha avuto uno straordinario successo pratico, ma ha riacceso, come spesso è capitato con le innovazioni tecnologiche radicali, un acceso dibattito tra grandi e utopiche aspettative e allarmatepreoccupazioni. È del primo marzo di quest’anno la lettera manifesto pubblicata da un gruppo di imprenditori, accademici e personalità pubbliche, tra cui Elon Musk e Yuval Noah Harari, sul sito Futureoflife.org per richiedere a governi e aziende una moratoria di sei mesi sullo sviluppo delle nuove intelligenze artificiali generative, come Chat GPT, di cui non si conoscono le conseguenze sociali e politiche.
Riferimenti bibliografici
Nello Cristianini, La scorciatoia. Come le macchine sono diventate intelligenti senza pensare in modo umano, il Mulino, Bologna, 2023, pp. 216.
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