Sulla rivista
La rivista vuole essere espressione di libertà scientifica. Libertà da cosa? In prima battuta dai processi di valutazione, anche se non dalla valutazione in quanto tale, in primo luogo quella dei nostri lettori. Il gruppo di coordinamento e, se necessario, quello dei collaboratori si incaricheranno di valutare i materiali raccolti. Intenzionalmente, non ci siamo dati comitato scientifico ed editoriale. Il nome sottolinea l’intenzione di uscire dai reticoli organizzativi divenuti tipici delle riviste accademiche e dalle metodologie della loro classificazione, che spesso rendono complicate le procedure e periferico il ruolo delle redazioni e dei consigli scientifici. Speriamo di fare un buon lavoro, onesto, intelligente e anche un po’ provocatorio. Ma, detto in estrema sintesi, non ci interessa la logica corrente dell’eccellenza.
In secondo luogo, libertà dai confini disciplinari. La nostra è una rivista semestrale open access di scienze sociali: il concetto è sufficientemente chiaro da non richiedere, per lo meno in un editoriale, dotte disquisizioni. Saremo ben felici di recensire lavori interdisciplinari, che si muovono ai confini dei saperi; lavori diversamente orientati – dal punto di vista degli approcci e dei paradigmi scientifici e culturali – che affrontano i medesimi problemi; oppure, più semplicemente, lavori disciplinari che portano contributi importanti alla conoscenza della realtà sociale.
Ultimo numero
Che ne è oggi dell’ideale cosmopolitico e dei connessi progetti? Quali forme ha assunto in tempi recenti la sua declinazione? Quali risposte possono provenire da quella prospettiva alle sfide dell’epoca della policrisi? La sezione monografica di questo numero di indiscipline ricostruisce fortuna e sviluppo della riflessione recente sul cosmopolitismo, che di quest’ultimo rivisita gli interrogativi classici alla luce delle condizioni globali odierne. L’ambientalismo ha una prospettiva cosmopolita? Ce l’ha il federalismo sovranazionale di tipo europeo? Si può dare un cosmopolitismo radicato (e un patriota cosmopolita)? Il cosmopolitismo ha presupposti eurocentrici e razzisti? È possibile una ‘conversione dal basso’ e un cosmopolitismo politico che miri a integrare i diritti umani a partire dal particolare invece che dall’universale? Se e in quale maniera il diritto interstatale opera, anche performativamente, nella direzione del cosmopolitismo? Può il Mediterraneo costituire un modello di conciliazione di universalità e particolarità, di ordine possibile e contesti particolari? E quali pratiche nelle sfere del quotidiano possono rafforzare la coscienza cosmopolita? La selezione di testi operata da Giorgio Fazio, Massimo Pendenza e Angela Tarabelli, che hanno curato la sezione monografica, consente di comporre un articolato quadro di possibili risposte a domande del tipo di quelle formulate sopra.